Dopo la Acherontia Atropos, Guido
Gozzano dedica una poesia a un’altra farfalla degli Sfingidi, ma
questa volta una presenza simpatica, allegra: l’unica sfingide
diurna, Macroglossum Stellatarum.
A vederla somiglia molto ai colibrì,
che peraltro non sono molto più grandi di lei; si ferma in volo a
qualche distanza dal fiore, come sospesa, e da lì estromette la sua
lingua a spirale - quella che le ha procurato il nome scientifico,
Macroglossa infatti significa “grande lingua”, in greco.
A me piace molto questa farfalla; oltre
al colibrì, sia per il colore beige che per la peluria soffice e il
corpo tozzo, mi ricorda gli orsetti di pezza. Non sono mai riuscito a
capire come mai in alcune persone queste farfalle suscitino
sentimenti negativi, forse pensano che sia un’ape e che possa
pungere, chissà: ma si vede subito che non è un’ape e nemmeno una
vespa o un uccellino, è proprio una farfalla, non molto grande
(quattro o cinque centimetri). Il bruco vive su una pianta che si
chiama Galium (Stellaria, Rubia); è un’altra farfalla che compie
lunghe migrazioni, dall’Asia all’Europa. Tra gli sfingidi, è
l’unica attiva solo di giorno; è una bella farfallotta che dà
allegria, prima della Pedemontana e della tangenziale e del
parcheggio (eccetera) era frequente anche sul mio balcone - ora non
più, peccato.
Guido Gozzano racconta di una
macroglossa stellatarum che gli entra in casa dalla finestra,
attirata da una rosa recisa e messa in un vaso; ne fa una descrizione
molto accurata, ma poi il discorso cambia, questa farfalla gli serve
solo come introduzione a un discorso più vasto. La poesia è molto
lunga, 202 versi; di questi, solo i primi 36 sono dedicata alla
piccola sfinge, gli altri sono dedicati al rapporto tra i fiori e gli
insetti, un excursus storico e naturalistico molto ben fatto, che
parte da Linneo e da Maeterlinck, toccando Lucrezio (De rerum Natura)
e la meraviglia della Creazione – o se si preferisce della Natura,
di cui anche noi facciamo parte.
Una cosa curiosa viene sottolineata
dalle note di Giorgio Barberi Squarotti: uno dei versi di Gozzano,
“si dileguò come da corda cocca”, è preso da Dante: si trova in
Inferno XVII 136.
Di questa poesia riporto solo l’inizio,
cioè la parte strettamente dedicata alla Macroglossa Stellatarum.
Della passera dei santi (Macroglossa Stellatarum)
Non tenebrosa come l'Acherontia –
Della passera dei santi (Macroglossa Stellatarum)
benché sfinge e parente - ma latrice
di pace, messaggiera di speranze:
portanovelle, passera dei Santi,
col mattino chiarissimo di giugno
penetrò nella mia stanza tranquilla
la macroglossa rapida. L'illuse
questa banda di sole, questa rosa
vermiglia che rallegra le mie carte,
turbinò prigioniera visitando
le dipinte ghirlande del soffitto,
rapida giù per le finestre aperte
si dileguò come da corda cocca.
Certo in giardino la ritroveremo
sul caprifoglio che ricopre i muri
d'una cortina folta innebriante.
Eccola in opra sui corimbi; guizza
da fiore a fiore come una saetta,
sosta, si libra, immobile nell'aria,
immerge la proboscide nel calice,
e il corpo appare immoto nell'aureola
dell'ali rivibranti: spola aerea,
prodigio di sveltezza equilibrata!
Tutto - nel capo aguzzo, nelle antenne
reclini sotto i palpi, nelle zampe
brevi aderenti al corsaletto lustro,
nell'addome sfuggente affusolato,
munito d'una spata di pelurie
mobile forte come cocca espansa
atta a guidare e a mitigare il volo –
tutto s'affina nella macroglossa
a fender l'aria, vincere lo spazio
visitare i giardini piú remoti
in brev'istante, messaggiera arcana
da fiore a fiore. E i fiori si protendono
verso l'insetto, come ad un'offerta.
(pag. 284 ed. BUR) (Guido Gozzano, 1914, per il giornale “La Grande Illustrazione”)
Conclusioni: così a occhio, colpisce che manchino molte altre farfalle, tra le più belle e le più comuni. Direi che si tratta di una prima stesura, qualcosa di più di un abbozzo ma non ancora il testo definitivo. Purtroppo per noi, Gozzano non è riuscito a completare questo lavoro come sicuramente avrebbe voluto; ci sono rimaste queste pagine, si tratta comunque di un bel regalo per noi posteri.
(Qui sotto, il libro di riferimento)
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