sabato 17 novembre 2018

La ragazza mela

Luigi Rossi, Le mele


C'era una volta un Re e una Regina, disperati perché non avevano figlioli e la Regina diceva: – Perché non posso fare figli, così come il melo fa le mele?

Ora successe che alla Regina invece dì nascerle un figlio le nacque una mela. Era una mela così bella e colorata come non se n'erano mai viste. E il Re la mise in un vassoio d' oro sul suo terrazzo. In faccia a questo Re ce ne stava un altro, e quest'altro Re, un giorno che stava affacciato alla finestra, vide sul terrazzo del Re di fronte una bella ragazza bianca e rossa come una mela che si lavava e pettinava al sole. Lui rimase a guardare a bocca aperta, perché mai aveva visto una ragazza così bella. Ma la ragazza appena s'accorse d'esser guardata, corse al vassoio, entrò nella mela e sparì. Il Re ne era rimasto innamorato.

Pensa e ripensa, va a bussare al palazzo di fronte, e chiede della Regina:

– Maestà, – le dice, – avrei da chiederle un favore.
– Volentieri, Maestà; tra vicini se si può essere utili – dice la Regina.
– Vorrei quella bella mela che avete sul terrazzo.
– Ma che dite, Maestà? Ma non lo sapete che io sono la madre di quella mela, e che ho sospirato tanto perché mi nascesse?

Ma il Re tanto disse tanto insistette, che non gli si poté dir di no per man tenere l'amicizia tra vicini. Così lui si portò la mela in camera sua. Le preparava tutto per lavarsi e pettinarsi, e la ragazza ogni mattino usciva, e si lavava e pettinava e lui la stava a guardare. Altro non faceva, la ragazza non mangiava, non parlava. Solo si lavava e pettinava e poi tornava nella mela.

Quel Re abitava con una matrigna, la quale, a vederlo sempre chiuso in camera, cominciò a insospettirsi: – Pagherei a sapere perché mio figlio se ne sta sempre nascosto!

Venne l'ordine di guerra e il Re dovette partire. Gli piangeva il cuore, di lasciare la sua mela. Chiamò il suo servitore più fedele e gli disse: – Ti lascio la chiave di camera mia. Bada che non entri nessuno. Prepara tutti i giorni l'acqua e il pettine alla ragazza della mela, e fa' che non le manchi niente. Guarda che poi lei mi racconta tutto – (Non era vero, la ragazza non diceva una parola, ma lui al servitore disse così). – Sta' attento che se le fosse torto un capello durante la mia assenza, ne va della tua testa.

Non dubiti, Maestà, farò del mio meglio.

Appena il Re fu partito, la Regina matrigna si diede da fare per entrare nella sua stanza. Fece mettere dell'oppio nel vino del servitore e quando s'addormentò gli rubò la chiave. Apre, e fruga tutta la stanza, e più frugava meno trovava. C'era solo quella bella mela in una fruttiera d'oro.                          – Non può essere altro che questa mela la sua fissazione!

Si sa che le Regine alla cintola portano sempre uno stiletto. Prese lo stiletto, e si mise a trafiggere la mela. Da ogni trafìttura usciva un rivolo di sangue. La Regina matrigna si mise paura, scappò, e rimise la chiave in tasca al servitore addormentato. Quando il servitore si svegliò, non si raccapezzava di cosa gli era successo. Corse nella camera del Re e la trovò allagata di sangue              – Povero me! Cosa devo fare? – e scappò. Andò da sua zia, che era una Fata e aveva tutte le polverine magiche. La zia gli diede una polverina magica che andava bene per le mele incantate e un'altra che andava bene per le ragazze stregate e le mescolò insieme.Il servitore tornò dalla mela a le posò un po' di polverina su tutte le trafitture. La mela si spaccò e ne uscì fuori la ragazza tutta bendata e incerottata. Tornò il Re e la ragazza per la prima volta parlò e disse: – Senti, la tua matrigna mi ha preso a stilettate, ma il tuo servitore mi ha curata. Ho diciotto anni e sono uscita dall'incantesimo. Se mi vuoi sarò tua sposa.

E il Re: – Perbacco, se ti voglio!

Fu fatta la festa con gran gioia dei due palazzi vicini. Mancava solo la matrigna che scappò e nessuno ne seppe più niente




E lì se ne stiedero, e se ne godiedero,
E a me nulla mi diedero,
No, mi diedero un centesimino
E lo misi in un buchino


Da Fiabe italiane a cura di Italo Calvino

4 commenti:

  1. Ah, che meraviglia. Me la sono letta ad alta voce. :)

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    1. L'ho trovata e letta qualche giorno fa in un'antologia scolastica ( ho il libro di fiabe a cura di Calvino ma mi era sfuggita ). Mi piace tra le altre cose quel "si sa che le regine alla cintola portano sempre uno stiletto"; sembrerebbe un'aggiunta di Calvino:-)

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  2. Fa venire in mente certi sogni, in cui bisogna prendersi molta cura di un oggetto o di un piccolo (e strano) animale, perché in realtà sono una persona che si ama molto...

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  3. A me fa pensare a una illusione, alla proiezione di un desiderio che rimane così finchè non interviene qualcosa a fargli cambiare stato.

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