domenica 16 ottobre 2016

Soia


« Perchè dovrei chiamarmi fuori? no, io mi chiamo dentro, this land is my land. (...) ...ogni tanto, oltre il bordo della strada, due campi spelacchiati di granturco o di soia. Ma quanto è brutta, la soia! quando si seccano i campi, la soia ti scarica vagoni di cimici in casa. Dicevo, due campi spelacchiati di granturco e di soia ti illudono di essere in campagna, fuori porta: no, c'è una linea di villette e capannoni che ti corre parallela alla strada e ti trovi più o meno invischiato nella stessa area industriale artigianale centrodirezionale che avevi appena mollato. (...) »
(Marco Paolini, minuto 22 da Bestiario italiano, anno 2000)

"Bestiario italiano" è il più bello in assoluto tra gli spettacoli di Marco Paolini (parere personale, ma è ricco di poesia vera e ha musiche molto belle e molto ben eseguite). Qui Paolini, nel suo giro d'Italia, sta descrivendo la Padania (che è sua, ma anche mia): la Padania, "una secessione cantonale ogni pissàda de can" (purtroppo ormai è vero in ogni parte d'Europa dove si tiran su i muri...)

"Bestiario italiano" è del 2000, sono passati molti anni e adesso abbiamo anche una novità rispetto ad allora: la soia ci ha portato una nuova specie di cimice volante, ancora più infestante e fastidiosa di quelle che avevamo prima. Si chiama Halyomorpha Halis, è quasi un flagello biblico per le coltivazioni di ogni genere ed è stata avvistata per la prima volta da noi nel 2012 (è di origine cinese e giapponese), e si è affiancata alla più umile Nezara Viridula. Chissà, forse Marco Paolini aveva già visto sulle sue tende di casa qualche Halyomorpha Halis, in fin dei conti è più che possibile, anche prima del 2012 c'era la soia in Padania.



(le immagini della soia, verde e secca, sono on line; il fumetto qui sopra non è necessariamente una cimice, però alle cimici somiglia molto... l'autore non era indicato, peccato)

2 commenti:

  1. io continuo a vibrare per Vajont, senza nulla togliere a Bestiario italiano, non c'è volta che non mi indigni come in quelle ore di orazione civile,non c'è volta che non desideri uscire di casa e abbattere il cartello toponimo che a Padova dedica una strada a Dal Piaz uno degli assassini del Vajont, Paolini ci-si conosce nelle nostre miserie e sa cantarci così bene come nessun altro forse

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  2. sono d'accordo, è una pietra miliare, ma sul Vajont già sapevo tante cose, così come su Ustica, o sulla campagna di Russia. Invece in Bestiario Veneto, e poi in Bestiario Italiano, ho imparato a conoscere poeti e autori che non avevo mai incontrato. Conoscevo già bene, da tanti anni, soltanto Biagio Marin (che però io leggo in maniera diversa da come fa Paolini, ma va bene lo stesso). A Paolini devo soprattutto la conoscenza di Meneghello, che è diventato subito uno dei miei autori.

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