venerdì 7 ottobre 2016

Lepri

Al calar della sera arrivai in un fienile. Era diviso da un soppalco a circa due metri dell'altezza e per fortuna ci avevano lasciato la scala a pioli. In un attimo fui di sopra, a scartare i panini imburrati con prosciutto affumicato e pere che mi avevano dato a ó- Kígyós. Poi finii il vino che avevo stappato a mezzogiorno. (...)

Avvolto nel cappotto, la testa sullo zaino, rimasi sveglio a fumare (...) e mi abbandonai a pensieri euforici. Era come nella prima notte all'addiaccio sul Danubio: provavo la medesima sensazione quasi estatica all'idea che nessuno sapesse dov'ero (...).

Punteggiate di papaveri, le onde verde oro dei campi di grano scolorirono. Come in una bilancia a due piatti, il sole rosso si inabissò sotto l'orizzonte e simultaneamente salì una luna arancione. A due giorni soltanto dal plenilunio, la luna sorse dietro un bosco, perdendo velocemente colore man mano che fluttuava verso l'alto, finchè il frumento non apparve indistinto nella semioscurità come un mare metallico e puntuto.
Un gufo si svegliò tra gli alberi e, qualche istante dopo, un fruscio mi strappò dal torpore che precede il sonno. Uno sfregamento di steli e di spighe, e due sagome pallide sgambettarono allo scoperto, si rincorsero tra le stoppie, poi si bloccarono, fissandosi estatiche. Erano due lepri. Più grosse del vero, immobili come in preda a un incantesimo lunare, sedevano erette, con le orecchie drizzate.


Patrick Leigh Fermor, Fra i boschi e l'acqua, ed. Adelphi

Traduzione di Adriana Bottini e Jacopo M. Colucci
acquarello di Jackie Morris

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