Il dipinto, datato 1474, è uno dei più
famosi, e si trova a Brera: come sempre in Piero della Francesca ci
si trova davanti a qualcosa di meraviglioso, e di spiazzante. Vengono
sempre i brividi davanti a Piero della Francesca, non solo per la
bellezza delle sue composizioni. E' come se Piero avesse accesso a
qualcosa di soprannaturale, penso che sia l'impressione di molti di
noi davanti alla Madonna del Parto, o ai capolavori conservati a
Urbino. Piero della Francesca è tutto così, ma questo dipinto fa
nascere più di un interrogativo anche allo sguardo più distratto.
Prendo allora un libro, il primo che mi capita sotto mano, e cerco
una descrizione fatta come si deve:
«... Nella "Pala Brera"
ritroviamo immagini e motivi familiari in un'impaginazione di
eccezionale grandiosità: il profilo di Federico di Montefeltro
sull'armatura rutilante di riflessi in primo piano e l'architettura
dipinta entro la quale sono situate le figure richiamano la perfetta
prospettiva della Flagellazione. Dieci figure di santi sono disposte
a semicerchio intorno all'immagine della Vergine con il Bambino e
riecheggiante, sottolineandolo, l'andamento della nicchia, che
conclude l'abside a specchiature marmoree e lesene classiche sullo
sfondo; dalla conchiglia nel catino absidale pende un guscio di uovo
di struzzo, simbolo della Creazione e dei quattro elementi secondo la
letteratura medievale, ovvero dello spazio centrico, armonico e
perfetto, secondo l'ideale rinascimentale; si tratta comunque di un
efficace elemento di definizione spaziale nella complessa geometria
della composizione, guidata da princìpi di rapporti e rispondenze
armoniche. (...) »
(pag.217 volume V Storia dell'Arte
ed.De Agostini, autore non specificato)
Ma poi, per una curiosa coincidenza dovuta ad altri miei interessi, nello stesso giorno in cui esco dalla Pinacoteca di Brera mi ritrovo a comperare un libro di Jean Fabre, entomologo e grande scrittore. Non è un libro facilissimo da trovare, capita spesso che sia fuori catalogo e quindi mi ritengo fortunato. Comincio subito a leggere e vado a cercare le pagine dove parla delle "vespe muratrici", come quelle che infestano da sempre (senza provocare alcun danno) i cassoni delle mie tapparelle. Si tratta di vespe solitarie, del genere Eumenes; ma quelle che descrive Jean Fabre sono di una specie diversa da quelle di casa mia, le Eumenes pomiformis. L'accostamento del tutto fortuito con Piero della Francesca e la Pala di Brera mi crea una suggestione difficile da dimenticare, un vero e proprio corto circuito mentale del quale un po' mi scuso, ma è un'immagine che non riesco a mandare via e provo a condividerla con chi volesse avere la pazienza di leggere.
Jean Fabre apre con la massima
delicatezza una di queste celle murarie, davvero piccole opere
d'arte, e osserva quello che vi succede.
« (...) L'uovo non è deposto sui
viveri, è sospeso in cima alla cupola con un filamento che
rivaleggia in finezza con quello di una tela di ragno. Il delicato
cilindro tremola, oscilla al minimo soffio; mi ricorda la famosa
pendola appesa alla cupola del Pantheon per dimostrare la rotazione
della terra. I viveri sono ammucchiati sotto. Secondo atto di
questo spettacolo meraviglioso. Per assistervi apriamo delle finestre
nelle cellette fino a che la buona sorte voglia sorriderci. La larva,
schiusa, è già grandicella. Come l'uovo, è sospesa per la parte
posteriore, seguendo la verticale, al soffitto dell'abitazione; ma il
filo di sospensione ha notevolmente guadagnato in lunghezza e si
compone del primitivo filamento al quale fa seguito una sorte di
nastro. (...) Meraviglia che si aggiunge ad altre meraviglie: quel
che io prendevo per un cordone piatto o per un nastro all'estremità
inferiore del sospensore, è una guaina, un fodero, una specie di
corridoio di ascensione nel quale la larva si arrampica a ritroso e
rimonta. (...) »
Jean Henri Fabre, Ricordi di un
entomologo, pagina 275 ed. Einaudi 1981, traduzione di Paola e
Giorgio Celli
(nelle immagini, due vespe del genere Eumenes - ce ne sono di molte varietà, tutte sono "muratrici" o "vasaie")
dubbi e tormenti per secoli, "pippe mentali" scusa il francesismo di generazioni di storici dell'arte, poi ci pensa l'entomologo a spiegare l'arcano :)
RispondiEliminabeh, non è proprio così... :-) se avessi trascritto per intero le pagine di Jean Fabre sarebbero saltate fuori le differenze (enormi) e l'analogia diventava insostenibile. Però mi sono divertito a immaginare il paragone, un po' inquietante a meno di non pensare che anche per noi il concepimento cominci così. Ecco, se si pensa a come nasce la vita in generale, l'ovulo dentro l'utero, la cosa comincia a prendere senso. In effetti, la simbologia dell'uovo è proprio il concepimento, la nascita, e quindi la Pala di Brera diventa gemella della Madonna del Parto.
RispondiEliminaJean Fabre è un grande scrittore, si rimane incantati ma bisogna avere almeno un po' di interesse per la vita vera.