domenica 9 ottobre 2016

Conigli a Milano


Questo racconto in realtà contiene una storia d'amore molto bella e molto delicata, al livello del Joyce dei Dubliners per intenderci; ma io qui mi devo limitare alla fuga dei conigli, e quindi si perde tutta la parte portante. Pazienza, vuol dire che chi legge provvederà a completare la lettura con i propri mezzi: in fin dei conti, è questo lo scopo che ci eravamo prefissi nel momento di aprire il blog. Siamo in tempo di guerra, il ventiduenne chimico neolaureato Primo Levi ha trovato lavoro a Milano. Durerà poco: il futuro di Primo Levi, come sappiamo, sarà molto drammatico.

I conigli non sono animali simpatici. Sono fra i mammiferi più lontani dall’uomo, forse perché le loro qualità sono quelle dell’umanità avvilita e reietta: sono timidi, silenziosi e fuggitivi, e non conoscono che il cibo ed il sesso.
Se si eccettua qualche gatto di campagna nell’infanzia più remota, io non avevo mai toccato un animale, e davanti ai conigli provavo repulsione; cosi anche Giulia. Per fortuna, la Varisco aveva invece grande confidenza sia con le bestiole sia con l’Ambrogio che le amministrava. Ci fece vedere che, in un cassetto, esisteva un piccolo assortimento di strumenti adatti; c’era una cassetta stretta ed alta, senza coperchio: ci spiegò che ai conigli piace intanarsi, e se uno li prende per gli orecchi ("che sono il loro manico naturale") e li infila in una cassetta, si sentono più sicuri e non si muovono più. C’era una sonda di gomma e un piccolo fuso di legno con un foro trasversale: bisogna forzarlo fra i denti dell’animale, e poi, attraverso il foro, infilare la sonda in gola senza tanti complimenti, spingendola giù finché si sente che tocca il fondo dello stomaco; se non si mette il legno, il coniglio taglia la sonda coi denti, la inghiotte e muore. Attraverso la sonda e facile spedire gli estratti nello stomaco con una comune siringa. Poi bisogna misurare la glicemia. Quello che per i topi è la coda, per i conigli sono le orecchie, anche in questo caso: hanno vene grosse e rilevate, che si congestionano subito se l’orecchio viene strofinato. Da queste vene, perforate con un ago, si preleva una goccia di sangue, e senza domandarsi il perché delle varie manipolazioni si procede poi secondo Crecelius-Seifert.
I conigli, o sono stoici, o sono poco sensibili al dolore: nessuno di questi abusi sembrava farli soffrire, appena lasciati liberi e rimessi in gabbia si rimettevano tranquilli a brucare il fieno, e la volta successiva non mostravano alcuna paura. Dopo un mese avrei potuto fare glicemie ad occhi chiusi, ma non sembrava che il nostro fosforo facesse alcun effetto; solo uno dei conigli reagiva all’estratto di chelidonia con un abbassamento della glicemia, ma dopo poche settimane gli venne un grosso tumore al collo. Il Commendatore mi disse di operarlo, io lo operai con acre senso di colpa e veemente ribrezzo, e lui morì.
Quei conigli, per ordine del Commendatore, vivevano ciascuno nella sua gabbia, maschi e femmine, in stretto celibato. Ma venne un bombardamento notturno che, senza fare molti altri danni, sfondò tutte le gabbie, ed al mattino trovammo i conigli intenti ad una meticolosa e generale campagna copulatoria: le bombe non li avevano spaventati per nulla. Appena liberati, avevano subito scavato nelle aiuole i cunicoli da cui traggono il nome, ed al minimo allarme abbandonavano a mezzo le loro nozze e ci si rifugiavano. L’Ambrogio ebbe pena a recuperarli ed a richiuderli in gabbie nuove; il lavoro delle glicemie dovette essere interrotto, perché solo le gabbie erano contrassegnate e non gli animali, e dopo la dispersione non fu più possibile identificarli.

Venne Giulia tra un coniglio e l’altro, e mi disse a bruciapelo che aveva bisogno di me. Ero venuto in fabbrica in bicicletta, non è vero? Ebbene, lei quella stessa sera doveva andare subito fino a Porta Genova, c’erano da cambiare tre tram, lei aveva fretta, era una faccenda importante: che per favore la portassi in canna, d’accordo? Io, che secondo il maniaco orario sfalsato del Commendatore uscivo dodici minuti prima di lei, l’attesi girato l’angolo, la caricai sulla canna della bicicletta e partimmo. Circolare per Milano in bicicletta non aveva allora nulla di temerario, e portare un passeggero in canna, in tempi di bombe e di sfollamenti, era poco meno che normale: qualche volta, specie se di notte, accadeva che estranei domandassero questo servizio, e che per un trasporto da un capo all’altro della città ti ricompensassero con quattro o cinque lire. Ma Giulia, già di regola piuttosto irrequieta, quella sera comprometteva la stabilità dell'equipaggio: stringeva convulsamente il manubrio contrastando la guida, cambiava di scatto posizione, illustrava il suo discorso con gesti violenti delle mani e del capo che spostavano in modo imprevedibile il nostro comune baricentro. Il suo discorso era in principio un po’ generico, ma Giulia non era il tipo che si tiene i segreti in corpo ad intossicarlo; a metà di via Imbonati usciva già dal vago, e a Porta Volta era in termini espliciti: era furiosa perché i genitori di lui avevano detto di no, e volava al contrattacco. Perché lo avevano detto?
- Per loro non sono abbastanza bella, capisci? - ringhiò, scuotendo il manubrio con ira.
- Che stupidi. A me sembri abbastanza bella, - dissi io con serietà.
- Fatti furbo. Non ti rendi conto.  (...)
(Primo Levi, il racconto intitolato "Fosforo" da "Il sistema periodico)




Due note di Primo Levi: 1. Crecelius-Seifert: metodo analitico, rapido ma poco preciso, per determinare la glicemia. Oggi è abbandonato. 2. La parola «coniglio» deriva dal latino «cuniculus», che vale «stretta galleria»: tali sono le tane dei conigli lasciati in libertà.
I due disegni sono di Amy Judd (la ragazza di spalle) e di Beatrix Potter (il coniglio in fuga)

2 commenti:

  1. Ho cominciato a leggere il brano ed ho riconosciuto subito lo stile di Primo Levi. Sì, ho letto Il sistema periodico, ma non ricordavo affatto l'episodio...

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    1. in questo racconto c'è anche una bella storia d'amore mancata... tempi difficili in tutti i sensi. A me spiace sempre che di Primo Levi si citi e si conoscano solo quei due o tre titoli: importantissimi e fondamentali, ma forse se a scuola si leggesse anche altro, di Primo Levi, sarebbe più facile far capire anche alle zucche più vuote cos'è stato Auschwitz.

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