sabato 22 ottobre 2016

Piero della Francesca e le vespe di Jean Fabre



Il dipinto, datato 1474, è uno dei più famosi, e si trova a Brera: come sempre in Piero della Francesca ci si trova davanti a qualcosa di meraviglioso, e di spiazzante. Vengono sempre i brividi davanti a Piero della Francesca, non solo per la bellezza delle sue composizioni. E' come se Piero avesse accesso a qualcosa di soprannaturale, penso che sia l'impressione di molti di noi davanti alla Madonna del Parto, o ai capolavori conservati a Urbino. Piero della Francesca è tutto così, ma questo dipinto fa nascere più di un interrogativo anche allo sguardo più distratto. Prendo allora un libro, il primo che mi capita sotto mano, e cerco una descrizione fatta come si deve:

«... Nella "Pala Brera" ritroviamo immagini e motivi familiari in un'impaginazione di eccezionale grandiosità: il profilo di Federico di Montefeltro sull'armatura rutilante di riflessi in primo piano e l'architettura dipinta entro la quale sono situate le figure richiamano la perfetta prospettiva della Flagellazione. Dieci figure di santi sono disposte a semicerchio intorno all'immagine della Vergine con il Bambino e riecheggiante, sottolineandolo, l'andamento della nicchia, che conclude l'abside a specchiature marmoree e lesene classiche sullo sfondo; dalla conchiglia nel catino absidale pende un guscio di uovo di struzzo, simbolo della Creazione e dei quattro elementi secondo la letteratura medievale, ovvero dello spazio centrico, armonico e perfetto, secondo l'ideale rinascimentale; si tratta comunque di un efficace elemento di definizione spaziale nella complessa geometria della composizione, guidata da princìpi di rapporti e rispondenze armoniche. (...) »
(pag.217 volume V Storia dell'Arte ed.De Agostini, autore non specificato)

Ma poi, per una curiosa coincidenza dovuta ad altri miei interessi, nello stesso giorno in cui esco dalla Pinacoteca di Brera mi ritrovo a comperare un libro di Jean Fabre, entomologo e grande scrittore. Non è un libro facilissimo da trovare, capita spesso che sia fuori catalogo e quindi mi ritengo fortunato. Comincio subito a leggere e vado a cercare le pagine dove parla delle "vespe muratrici", come quelle che infestano da sempre (senza provocare alcun danno) i cassoni delle mie tapparelle. Si tratta di vespe solitarie, del genere Eumenes; ma quelle che descrive Jean Fabre sono di una specie diversa da quelle di casa mia, le Eumenes pomiformis. L'accostamento del tutto fortuito con Piero della Francesca e la Pala di Brera mi crea una suggestione difficile da dimenticare, un vero e proprio corto circuito mentale del quale un po' mi scuso, ma è un'immagine che non riesco a mandare via e provo a condividerla con chi volesse avere la pazienza di leggere.

Jean Fabre apre con la massima delicatezza una di queste celle murarie, davvero piccole opere d'arte, e osserva quello che vi succede.
« (...) L'uovo non è deposto sui viveri, è sospeso in cima alla cupola con un filamento che rivaleggia in finezza con quello di una tela di ragno. Il delicato cilindro tremola, oscilla al minimo soffio; mi ricorda la famosa pendola appesa alla cupola del Pantheon per dimostrare la rotazione della terra. I viveri sono ammucchiati sotto. Secondo atto di questo spettacolo meraviglioso. Per assistervi apriamo delle finestre nelle cellette fino a che la buona sorte voglia sorriderci. La larva, schiusa, è già grandicella. Come l'uovo, è sospesa per la parte posteriore, seguendo la verticale, al soffitto dell'abitazione; ma il filo di sospensione ha notevolmente guadagnato in lunghezza e si compone del primitivo filamento al quale fa seguito una sorte di nastro. (...) Meraviglia che si aggiunge ad altre meraviglie: quel che io prendevo per un cordone piatto o per un nastro all'estremità inferiore del sospensore, è una guaina, un fodero, una specie di corridoio di ascensione nel quale la larva si arrampica a ritroso e rimonta. (...) »
Jean Henri Fabre, Ricordi di un entomologo, pagina 275 ed. Einaudi 1981, traduzione di Paola e Giorgio Celli


(nelle immagini, due vespe del genere Eumenes - ce ne sono di molte varietà, tutte sono "muratrici" o "vasaie")

2 commenti:

  1. dubbi e tormenti per secoli, "pippe mentali" scusa il francesismo di generazioni di storici dell'arte, poi ci pensa l'entomologo a spiegare l'arcano :)

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  2. beh, non è proprio così... :-) se avessi trascritto per intero le pagine di Jean Fabre sarebbero saltate fuori le differenze (enormi) e l'analogia diventava insostenibile. Però mi sono divertito a immaginare il paragone, un po' inquietante a meno di non pensare che anche per noi il concepimento cominci così. Ecco, se si pensa a come nasce la vita in generale, l'ovulo dentro l'utero, la cosa comincia a prendere senso. In effetti, la simbologia dell'uovo è proprio il concepimento, la nascita, e quindi la Pala di Brera diventa gemella della Madonna del Parto.
    Jean Fabre è un grande scrittore, si rimane incantati ma bisogna avere almeno un po' di interesse per la vita vera.

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