martedì 18 ottobre 2016

Licheni


Quando il mare era già mare, la terra non era altro che nuda roccia. I licheni, venuti dal mare, fecero le praterie. Loro invasero, conquistarono e inverdirono il regno della pietra. Questo accadde nella notte dei tempi, e continua ancora ad accadere. Dove non vive nulla, vivono i licheni: nelle steppe gelate, nei deserti ardenti, nella parte più alta delle montagne più alte. I licheni vivono fintanto che dura il matrimonio fra le alghe e i loro figli, i funghi. Se il matrimonio si disfa, si disfano i licheni. Talvolta le alghe e i funghi divorziano, per liti e discussioni. A detta delle alghe, i funghi le tengono al chiuso e non gli lasciano vedere la luce. A detta dei funghi, le alghe li nauseano con tutto lo zucchero che gli danno giorno e notte.
( Eduardo Galeano, da "Le labbra del tempo" pag.4 ed. Sperling & Kupfer 2004, traduzione di Marcella Trambaioli )

Gli incospicui e negletti licheni, a salutarli a vista per nome, pare di aiutarli ad esistere...
Così dichiarava Camillo Sbarbaro, che visse tutta la vita studiandoli. E ne scoprì nuove specie diventando uno specialista di fama internazionale. Questo suo amore segreto e scabro, che riesce a vivere nell'aridità più totale e nell'indifferenza della roccia, è anche il paesaggio della sua terra; il deserto - poi - della sua poesia tesa e aspra. Il distacco e il disaccordo col mondo costituiscono il trucco di cui si veste la sua opera (che per i temi mi è così tanto cara...). Così la sua vita tanto ricca di energia e di pathos si fa tanto più essenziale e dimessa nel suo linguaggio lirico.
E i titoli delle sue raccolte poetiche ben rispecchiano l'effimero della sua vita nell'arte: Pianissimo, Trucioli, Scampoli, Bolle di sapone, Rimanenze...
Ma credersi effimeri non vuol dire esserlo; Sbarbaro non lo era affatto e, a quarant'anni dalla sua morte, le sue poesie resistono bene al passare del tempo.
 ( L'opera in versi e in prosa, ed. Garzanti; dal blog di Clelia Mazzini "Akatalepsia", anno 2007 )
 
La bambina che va sotto gli alberi / non ha che il peso della sua treccia, / un filo di canto in gola. / Canta sola / e salta per la strada; ché non sa / che mai bene più grande non avrà / di quel po' d'oro vivo per le spalle, / di quella gioia in gola.
A noi che non abbiamo / altra felicità che di parole, / e non l'acceso fiocco e non la molta / speranza che fa grosso a quella il cuore, / se non è troppo chiedere, sia tolta / prima la vita di quel bene.


( da Rimanenze ora in Camillo Sbarbaro - L'opera in versi e in prosa )


( le foto dei licheni sono di Amadée Ricketts, un fotografo straordinario )

4 commenti:

  1. Giuliano caro, quanto tempo! Questa nostra mania di aprire blog non scompare mai. :)

    Ciao, a presto!

    -Mat

    RispondiElimina
  2. Pensa che ho appena ritrovato i tuoi commenti a E la nave va...
    :-)
    ma qui il merito è tutto della professoressa Giacinta.
    Hai ancora la mia mail?

    RispondiElimina
  3. E' un film che vorrei rivedere a breve, infatti. :) Così come "La voce della luna". Spesso, non so perché, inizio a pensare a uno dei miei film che ho visto & rivisto: può passare anche un mesetto, prima che effettivamente vada a rivedermelo per la centesima volta.

    La tua mail... quella col tuo nome e cognome non più, purtroppo. Ho questa con la quale accedi ai blog. La mia è sempre la stessa, la trovi anche su Immagine Pubblica.

    RispondiElimina
  4. bene, allora prima o poi una mail ti arriva :-)

    RispondiElimina