domenica 25 settembre 2016

L'uomo rana del Bramantino


Alla Pinacoteca Ambrosiana, appena aperta dopo un lungo restauro, perso tra le meraviglie che vi sono esposte, rimango a un certo punto perplesso davanti a un quadro del Bramantino, questo qui sotto.

Ha un titolo, "Madonna delle Torri", e risale al 1505-1519 (data incerta, ma è già tanto saperla con approssimazione). Sono perplesso perchè mi chiedo che cosa ci faccia una rana a pancia in su nell'angolo a destra; solo molto tempo dopo Primo Casalini mi spiegherà che il rospo con sembianze umane è una rappresentazione del demonio sconfitto. Rana o rospo che sia, traviato forse da un'antica passione per le scienze naturali, non riesco a capire come una rana possa essere demoniaca. Passi per il serpente, ma la rana? Allora, abbandono per un momento le mie conoscenze attuali e provo a mettermi nei panni di una persona dell'inizio del 1500. Siamo prima della nascita di Galileo, ben prima di Newton e di Carl von Linné; Charles Darwin sarebbe arrivato trecento anni dopo il quadro del Bramantino. Tutto questo per tacere di Lavoisier, di Mendeleev, di Bohr e Planck, di Crick e Watson, e quant'altro ancora. Un rospo, sì, il rospo delle streghe; il rospo, o magari il ranocchio, in cui viene tramutato il principe delle fiabe... Comincio a capire, ma il ranocchio a pancia in su continua a sembrarmi buffo e sconveniente, piuttosto che demoniaco: un rospo ubriaco, magari, ubriaco perso come il poeta in "The Fairy Queen" di Henry Purcell.
 Me ne vado a cercare altro, ricordo che qui c'è un Leonardo (che fu pittore e scienziato), ma non riesco a togliermi l'impressione di aver già visto qualcosa di simile, magari al cinema, magari W.C. Fields o Aldo Fabrizi... I miei antenati, cresciuti sul Po a Parma, le rane andavano a cacciarle di notte - per mangiarle. I miei vicini di casa tenevano con cura i rospi dei prati, negli orti: mangiano le zanzare e altri insetti nocivi. Quanto di meno demoniaco si possa immaginare, insomma; e oggi le rane non ci sono quasi più, sono animali delicati e sono le prime a morire quando l'acqua è inquinata. Ma tutto questo sembra non interessare i miei contemporanei, non solo le rane ma anche i musei sono considerate cose noiose e antiquate; e qui comincio a immaginare lo stesso quadro, ma dipinto da una rana. Eh sì, qualcosa di demoniaco nel quadro del Bramantino c'è, ma con ogni probabilità si tratta della metà umana del "mostro" dipinto nell'angolo.


3 commenti:

  1. Arrivo qui per caso, o meglio dopo aver cercato notizie su Hugo Cabret. Devo complimentarmi per l'originalità del blog: particolari su animali e vegetali che, però, attraverso l'arte e la letteratura sono portatori di significati altri. Per restare in tema di rane, già nella classicità greca la rana è simbolo di persona arrogante e presuntuosa, caratteristiche tipiche del demonio in versione cristiano-cattolica. Pare che vicino alla rana ci sia una sorta di scettro che ha perso ogni possibilità di esercitare il potere.

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  2. preciso che non so molto di Storia dell'Arte : ogni tanto lo devo scrivere :-) ho imparato però a stare attento ai simboli e ai miti che ci arrivano da lontano. In questo caso, però, mi aiutano Darwin e Linneo, e poi le rane dei prati e i rospi da giardino mi sono simpatici fin da quand'ero bambino.
    grazie per il commento
    (tu es sacerdos in aeternum...?)

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