Suor Giacinta mi ha promesso che stasera alle otto mi porterà la gattina della Giuffré, una malata che ha una gatta affezionatissima, dal pelo nero lustro con una chiazza bianca per metà muso. Ho pensato di mettere la gatta nella cucina che c'è dopo il mio andito e rinchiuderla. Vedremo se ci starà o se non diverrà una diavolessa per sentirsi serrata.
(ore otto) Mi hanno portato la gattina,
c'era suor Giacinta, una infermiera e la Giuffré con la gattina
spaventata in braccio. C'era un'aria come la portassero, eccitate, a
fecondare. Suor Giacinta, poiché pioveva, per attraversare il
giardino esposto al cielo ha rannicchiato le ali della cornetta e ha
detto a chi le offriva l'ombrello: «No! no! domani è domenica e me
la cambio!» ed è fuggita via sotto l'acqua; era ritornata
fanciulla. La gattina ora è di là, sola, in cucina, spaurita; le ho
lasciato la luce accesa. Si è nascosta nella penombra tra l'acquaio
e i fornelli. La Lella, quando è venuta a portarmi il caffè e
gliel'ho fatta vedere ha esclamato gelosa che era più bello il suo
gatto, quella "bestiaccia" invece faceva paura.
Se stanotte sento il brusichio di un
topo, libero la gatta e vediamo se, da desiderosa di fuggire,
improvvisamente attenta si mette a cacciare come successe quella
volta col gatto della Lella che, piccolo Napoleone, in un attimo fece
prigioniero il topino.(Mario Tobino, Le libere donne di Magliano, pagg.128-130 edizione Oscar Mondadori 1967)
(la gatta è di Inogaki Tomoo)
Non è che suor Giacinta, pentita per aver portato la gattina, ha usato la cornetta per salvare un topino? Con una suora con quel nome non puoi mai sapere..
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avrà salvato, magari, un topinho
RispondiElimina:-)