mercoledì 14 settembre 2016

Il corso topigno della vita




Laggiù a casa, secondo l'uso d'un cento anni fa, molti soffitti erano di tela. Cioè, intendiamoci, erano ad antiche travate, ma rozze per lo più e irregolari; donde che, per coprire quelle brutture e d'altra parte risparmiare le spese di cassettatura ( bella parola in fede mia, non però peggiore di "evidenziazione" o dello scioglilingua "competitività" ), si ricorreva a tele, appunto; le quali poi, incartate, potevano venire più o meno vagamente dipinte. E, com'è ovvio, tale disposizione comportava una sorta di intercapedine tra le travi sbilenche e la faccia superiore della tela medesima. Col che siamo al punto che ci interessa.


In questa intercapedine i topi menavano al ruzzo la loro prole. Dove meglio avrebbero potuto? Lì non giungevano gatti nè insidie umane nè insidie meteorologiche nè luci pregiudizievoli agli occhietti bianchi e alquanto ripugnanti dei topini di nido.

E quegli esserini erano tanto felici della loro tregua spaziale e forse temporale, che nei loro giochi rendevano rumore ossia pesta di ginneti, pesta rossiniana. Cavalleria di topi. Di solito si udiva innanzi tutto un piccolo tonfo che corrispondeva, penso, al salto del topino da qualche buco un po' elevato sul piano della tela, o forse alla sua caduta in seguito a spintone della genitrice; cui tenevano dietro numerosi altri tofi del genere e da ultimo, come nelle sagre paesane, un "colpo scuro" corrispondente al salto materno.

Dopo di che, principiava una galoppata generale, che in particolari giorni molto umidi o troppo caldi poteva diventare frenetica: finchè non si spegneva, ritirandosi topi grandi e piccini pel sonno nei loro quartieri diurni, con qualche rumore inverso o antagonistico rispetto a quelli descritti.

Ecco, e tutto questo affascinava stranamente me bambino: quasi avessi presentito o meglio scoperto per mio conto il "corso topigno della vita " di cui un celebre poeta iperboreo.


Tommaso Landolfi

( da " La cavalleria dei topi" in Diario perpetuo ( qui ) ed. Adelphi pp. 334-335)


( topinho e topinha sono mamozzi di Giuliano )

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