Tentai di spiegargli che
il cane non poteva promovere i nostri affari, ma non ebbi il coraggio
di insistere ed egli con una risposta qualunque mi fece tacere.
Perciò mi parve di dover dedicarmi io all’educazione di quel mio
collega e gli assestai con grande voluttà qualche calcio quando
Guido non c‘era. Il cane guaiva e dapprima ritornava a me credendo
io l’avessi urtato per errore. Ma un secondo calcio gli spiegava
meglio il primo ed allora egli si rincantucciava e finché Guido non
arrivava nell'ufficio non v’era pace. Mi pentii poi di aver
imperversato su di un innocente, ma troppo tardi. Colmai il cane di
gentilezze, ma esso non si fidò più di me ed in presenza di Guido
diede chiaro segno della sua antipatia.
- Strano! - disse Guido. -
Fortuna che so chi tu sia, perché altrimenti diffiderei di te. I
cani di solito non sbagliano con le loro antipatie.
Per far dileguare i
sospetti di Guido, quasi quasi gli avrei raccontato in quale modo io
avevo saputo conquistarmi l'antipatia del cane. (...)
Un antipatico, questo Zeno Cosini.
RispondiEliminaogni tanto sì :-)
EliminaAlberto Lionello lo ha reso perfettamente
Più volte ho pensato che i cani, come spesso mi è successo con i gatti, abbiano una sorta di radar che gli dice chi è simpatico e chi non lo è. Italo Svevo era un grande scrittore capace di descrivere il suo tempo. Bello il quadro che hai scelto, rende subito l'idea di una storia, di un periodo di una nazione e della gente di quell'epoca.
RispondiEliminaUn salutone
sì, Guido aveva ragione sul cane, ma Zeno ci si è messo d'impegno...
Eliminadel quadro so poco o niente, non so perché ma mi sembrava azzeccato