venerdì 12 giugno 2020

Carmelina


Appena ciattaccava a cianciana o iattu Carmelina scappava pi tutta a casa per farisi pigghiari. E saddivitteva e sammazzava de risati a fari du iocu. A sentiri da musica di festa e di chiantu che la cercava.
U sapeva ca du iattareddu dipendeva di idda e che lavissa seguita fino in capo o munnu. E sammucciava e curreva. E cera e non cera.
"Carmelina chiffai? Lassa stari da povera bestia. Veni cà. Aiutami"
Ma Carmelina non cinnaveva vogghia di suvvizza e di sacrifici. Iucava a farisi acchiappari. A pigghiari e lassari. E accussì crisciu.

Appena attaccava il campanellino al gatto Carmelina iniziava a volare per casa per farsi prendere. Si divertiva e rideva soddisfatta per quel gioco. Nel sentire quel suono di festa e quel miagolare come di pianto che la cercava. Sapeva che quel gattino dipendeva da lei e che l'avrebbe seguita ovunque. E si nascondeva e correva. E c'era e non c'era. "Cosa fai Carmelina? Lascia in pace quella povera bestia. Vieni qui. Aiutami" Ma Carmelina non aveva voglia di lavori di casa e di privazioni. Giocava a farsi acchiappare. A prendere e a lasciare. E così crebbe. 

Dario D'Angelo, marzo-aprile 2020

 
(Renoir, ritratto di Julie Manet)
 


6 commenti:

  1. Dario, l'impressione è che il tuo delizioso scritto sia a metà tra il ricordo d'infanzia e la rappresentazione di un modo di fare tipicamente femminile..

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  2. Bello questo scritto. Si fa leggere bene e la storia ti coinvolge. Molto bello anche il quadro che hai scelto (renoir...mica male)
    Un salutone e alla prossima

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