Mettiamo uno scimpanzé in una gabbia troppo piccola, chiusa con delle traverse in cemento. L’animale diventerà pazzo furioso, si scaglierà contro le pareti, si strapperà il pelo, Si infliggerà dei morsi atroci, e nel 73 per cento dei casi finirà per uccidersi. Adesso creiamo un’apertura in una delle pareti, posta in corrispondenza di un precipizio senza fine. Il nostro simpatico quadrumane di riferimento si avvicinerà al bordo, guarderà in basso, resterà a lungo immobile a contemplare il baratro, ritornerà più volte, ma in genere non vi si getterà; in ogni caso, il suo nervosismo verrà radicalmente placato.
Michel Houellebecq,
Estensione del dominio della lotta, ed. La nave di Teseo
Qui un articolo di Elena Gramman sul romanzo di Houellebecq
Tremendamente verosimile
RispondiEliminaSì; tra l'altro non è difficile ritrovarsi a pensare alla situazione di segregazione forzata di questi mesi e al modo in cui l'abbiamo sostenuta...
RispondiEliminaCondivido il rimando alla recente clausura...
RispondiEliminaBuona giornata, Giacinta!
Grazie! Buona giornata a te! :-)
RispondiEliminaMi viene da pensare che meno male che di notte vediamo le stelle. Si dice spesso che contemplare l'infinito porti a insania; magari è vero il contrario: è contemplare l'infinito a salvarci dalla follia...
RispondiEliminaSi potrebbe quindi dire che gabbia: dimensione terrestre = baratro : infinito ? , La funzione degli ultimi due termini è la stessa ( e dei primi due? )
RispondiEliminaBenvenuto nel nostro blog! ( siamo in due, Giuliano e Giacinta )
Interessantissima questa situazione. Quindi si preferisce la morte alla prigionia e la possibilità di cadere nel vuoto salverebbe da morte e follia? O forse ciò che salva è semplicemente il fatto di poter scegliere, anche se tra due possibilità atroci
RispondiEliminaE' un'osservazione molto acuta quella che fai a proposito della scelta. Si, potrebbe darsi. Oppure, uscendo dalla situazione estrema descritta da Houellebecq e rapportando tutto al quotidiano, è la paura del salto nel vuoto, dell'incertezza che ci fa accettare una condizione di stallo...
RispondiEliminaBuona giornata, cara!:-)
Anche la tua analisi è molto interessante. Effettivamente di fronte alla paura del "salto" ci si mette al riparo e si accetta una situazione che, per quanto spiacevole, risulta comunque nota. Un abbraccio 😉
RispondiEliminaE' un tipo di dinamica che conosco...:-)
RispondiEliminaNon sono migliori le dinamiche che mi riguardano fatte di tentativi di salti piuttosto "goffi"😁😁😁
RispondiEliminaMagari è solo una questione di convinzione non di incapacità.... È difficile capire però cosa sia per noi irrinunciabile.
RispondiElimina😘😊