rovine di Mahendraparvata |
Queste città giacciono, sprofondate in mezzo a orribili foreste, sotto i cieli deserti e bianchi. Le liane, le erbe, i rami morti coprono e ingombrano i sentieri che furono grandi viali popolosi, da cui il rumore dei carri, delle armi e delle canzoni è svanito.
Niente aliti di vento, niente fogliame, non una fontana nel silenzioso orrore di quelle regioni. Perfino i bengalini, qui, si allontanano dai vecchi ebani, che altrove sono i loro alberi. Tra le macerie, accumulate nelle radure, si slanciano immense e mostruose eruzioni di fiori altissimi - striati d'azzurro, con sfumature di fuoco, venati di cinabro, simili alle radiose spoglie di una miriade di pavoni dispersi -, calici funesti dove ardono, sottili, gli spiriti del Sole.
Villiers de l'Isle-Adam, Racconti crudeli, ed. Mondadori
Traduzione di Giuseppe Montesano
Mi affido molto agli amici del web per la scelta dei libri da leggere, di solito c'azzecco ma adesso ce n'ho un comodino pieno e per leggerli tutti dovrei campare ancora parecchio che sia per questo che continuo a comprarne?).
RispondiEliminaSe non la allungano perché in stand by, i libri rendono comunque migliore la vita, penso😊
EliminaCredevo che Settis fosse "crudele" nella sua disanima in "Se Venezia muore", ma anche quest'autore non scherza. I bengalini che disconoscono i vecchi ebani è qui una realtà di mostruosità agghiacciante.
RispondiEliminaIn nomen ....liber!
RispondiElimina😘
La citazione è una perla.
RispondiEliminaIl problema, caso mai, potrebbe essere la parure completa :-)
C'è un romanzo di Laurent Gaudé che ha vinto nel 2002 il Goncourt des lycéens ed è stato pubblicato nel 2004 da Adelphi: La morte di re Tsongor, che ricorda un po' questo clima da esotismo nero. D'altra parte il passato coloniale, in particolare indocinese, della Francia, da qualche parte doveva pur saltare fuori.
(Non ti ha un po' stupito il "niente fogliame" in mezzo alle orribili foreste? Potremmo fare un gioco: una copia del libro a chi indovina la parola che deve stare al posto di "fogliame" :-) )
Il gioco mi piace, anche perché questa volta sono incolpevole. Ho riportato fedelmente il passo( sono corsa a controllare temendo una mia omissione ) . Sono stata in Indocina e devo dire che la vista delle città fantasma desta inquietudine ma non orrore. La percezione del turista è sempre molto blanda e approssimativa. Si va in queste città morte in grupponi interessati più che alla meditazione sul Tempo che tutto trasforma, a conservare il momento presente con qualche scatto.
Elimina👋😊
Avevo letto e avevo sentito su vari programmi TV che in Italia ci sono migliaia di borghi che stanno morendo e che, in vari modi, in molti di questi borghi i Sindaci hanno fatto proposte interessanti per ripopolarli.
RispondiEliminaUn salutone
Nel mio vissuto di donna lucana c’è Craco. Ne hai sentito parlare? Il paese è disabitato da una quarantina d’anni per via di cedimenti e smottamenti.
EliminaLa natura si riprende lo spazio
RispondiEliminaSi, è questa la prima impressione che si ha vedendo le città abbandonate. E non c’è da provare orrore per questo...
RispondiEliminaOttimo autore. C'è una sua citazione anche all'inizio del mio Irrenhaus ("La tortura della speranza", sempre tratto da Racconti Crudeli - o forse è un altro libro, sono andato a riguardare ed è Nouveaux contes cruels, del 1888, ma la coincidenza resta).
RispondiEliminaUn abbraccio.
Ciao, Nick!😊😊😊
RispondiEliminaC'è un’altra combinazione. Proprio oggi inizio a leggere Irrenhaus😘
Che Corradino sia con Te!! :)
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