...la parte alta del lago con la barca,
fatto il bagno sulla riva, poi spinto la barca al largo e via alla
deriva. Lei era distesa sul fondo con le mani sotto la testa e gli
occhi chiusi. Sole abbagliante, un filo di brezza, acqua un po'
mossa, come piace a me. Ho notato un graffio sulla sua coscia e le ho
chiesto come se l'era fatto. Cogliendo uvaspina, ha detto. Ho
ripetuto che secondo me non avevamo speranza, che era inutile
continuare, e lei ha fatto segno di sì, senza aprire gli occhi.
(pausa) Le ho chiesto di guardarmi e dopo pochi istanti... (pausa)
... dopo pochi istanti lo ha fatto, ma gli occhi erano due fessure
per via del sole. Mi sono curvato su di lei per farle ombra e allora
si sono aperti. (pausa. A voce più bassa). Mi hanno fatto entrare.
(pausa) Andavamo alla deriva in mezzo alle canne e ci siamo arenati.
Come si piegavano, sospirando, davanti alla prua! (pausa) Mi sono
disteso su di lei, la faccia sul suo petto, la mano su di lei.
Stavamo là, sdraiati, senza muovere. Ma sotto di noi tutto si
muoveva e ci muoveva, dolcemente, su e giù, da un lato all'altro.
(pausa) Dopo mezzanotte. Mai sentito...
Non so perché, ma sentivo che prima o poi Beckett sarebbe arrivato nel tuo blog anche perché è un autore che si presta molto alla fantasia del racconto. Il quadro che hai scelto è di una delicatezza e di una bellezza difficile da dire a parole.
RispondiEliminaUn salutone
qui è il nastro che parla, il ricordo quindi.
EliminaBeckett è stato molto importante per me, una delle mie prime letture dei tempi delle superiori; ho già portato altri tre suoi brevi momenti, se fai clic sul suo nome (in fondo al post, qui sopra) li trovi facilmente.