Il contadino tornò con la
cavezza e in compagnia di un tipo bruno e piccoletto, in pantaloni di
tela.
«Questo è Luigi, - ci
spiegò - un prigioniero di guerra italiano. Non sa una parola
d'inglese ma è molto bravo ad aiutarmi in un mucchio di lavori. »
E Luigi aveva veramente l’aria di essere in gamba. Era di statura
limitata ma le spalle ampie e le braccia muscolose rivelavano una
forza notevole. Gli rivolgemmo un «Salve» e lui ricambiò il saluto
con un cenno del capo e un sorriso grave. Aveva grande dignità e
sicurezza di sè.
Dopo qualche galoppata
attorno al recinto riuscimmo a far accomodare il paziente nello
stallo, ma ben presto ci rendemmo conto che le difficoltà erano
appena iniziate. I Red Poll sono bestie grosse e se poi sono di
carattere ostico è un bel problema. Quella grassa creatura aveva uno
sguardo maligno e tutti i nostri sforzi per mettergli la cavezza
andarono sprecati. O riusciva a schivarla o agitava minaccioso la
testa al nostro indirizzo. Una volta, mentre mi passava accanto con
gran strepito riuscii ad afferrargli il muso ma mi scrollò via come
fossi una mosca e una zampa posteriore fece partire un calcio che mi
prese di striscio alla gamba. «E' un gigante - boccheggiai - Dio
solo sa come faremo a bloccarlo.» Le iniezioni di sedativi e il
bavaglio in sbarre metalliche per imprigionare questi animali erano
ancora di là da venire.
Siegfried e io
contemplavamo il torello quando Luigi si fece avanti. Sollevò una
mano e ci investì con una raffica di parole italiane di cui non
capimmo niente, ma afferrammo il concetto quando ci riaccompagnò
verso la parete, con grande cerimonia. Evidentemente voleva fare
qualcosa, ma cosa?
Avanzò furtivo verso il
torello, poi con movimento fulmineo gli afferrò un’orecchia con
entrambe le mani. L’animale prese subito lo slancio ma con minore
vigore. Luigi gli torceva l'orecchio, in quel girotondo, e la cosa
parve agire da freno perché la bestia rallentò per poi fermarsi e
rimase lì, la testa piegata di lato, guardando l’ometto con
espressione pressoché accorata. Sembrava un’illustrazione di
fumetti e quasi mi aspettavo di sentire il torello gemere: «Ahi!
Aiuto! Mollami l’orecchio!» Ma non ebbi molto tempo per meditare
perché Luigi, la situazione perfettamente in pugno, accennò con il
capo al tumore oscillante. Siegfried e io balzammo avanti. Non
avevamo mai visto nessuno afferrare un toro per l’orecchio ma non
c’era da stare a discutere. Ora toccava a noi.
Sostenni quell’escrescenza
tra le mani mentre Siegfried iniettava l'anestetico nel peduncolo.
Quando l’ago penetrò una zampa pelosa ebbe un fremito e in altre
circostanze un paio di calci ben assestati ci avrebbero fatti volar
fuori dallo stallo, ma Luigi fece fare un altro mezzo giro
all’orecchio accompagnando la cosa con un urlaccio. L’animale si
mise subito tranquillo e rimase immobile mentre noi procedevamo.
Siegfried legò saldamente il peduncolo e quindi lo recise. Il tumore
cadde con un tonfo sullo strame. L’operazione era compiuta. Luigi
lasciò l'orecchio e accolse le nostre congratulazioni con un mezzo
sorriso e un benevolo cenno del capo. Era davvero un personaggio di
grande nobiltà.
Oggi, a più di trent’anni
di distanza, Siegfried e io ancora parliamo di lui. Entrambi abbiamo
tentato di afferrare bestie grosse per le orecchie senza il minimo
successo e quindi: o Luigi era solo un dilettante in possesso di una
presa d’acciaio, o era un allevatore e quello è il sistema che si
usa in Italia, dopo un’intera vita di pratica? A tutt'oggi non lo
sappiamo.
(James Herriot, da "E il
Signore le creò", ed. BUR 1984, pagine 58-59, traduzione di
Maria Paola Dettore.)
immagine del toro Red Poll tratta da Pinterest bovin.qc.ca
Ciao. Un cugino di mia mamma, che io non ho conosciuto, fu fatto prigioniero dagli inglesi e mandato a lavorare in una fattoria. Non credo che conoscesse la mossa dell'orecchio del toro, ma era un tipo in gamba e gran lavoratore (come si diceva - per mia mamma era il massimo della lode). La famiglia inglese si affezionò a lui e lui a loro e continuarono a scambiarsi gli auguri di Natale per un sacco di tempo...
RispondiEliminaLa storia mi era tornata in mente, per caso, l'altro giorno. Che combinazione :-)
un mio carissimo parente mi ha raccontato più volte della sua "prigionia" in California, forse anche per questo il racconto mi diverte molto. Soffrì molto a El Alamein (due anni) ma dopo la cattura da parte degli inglesi raccontava solo cose divertenti. Diceva che sarebbe rimasto volentieri in California, ma era previsto che i prigionieri tornassero a casa.
EliminaHerriot era un veterinario, non so se conosci i suoi libri ma sono molto divertenti (fanno anche un po' impressione, ogni tanto, per i dettagli chirurgici). Qui "tumore" va inteso nel senso benigno, una specie di cisti che andava rimossa.
P.S. Però non si chiamava Luigi, si chiamava Leo.
RispondiEliminail mio parente si chiamava proprio Luigi :-) anche la descrizione fisica corrisponde, ma in Inghilterra non c'è mai stato
EliminaCome sempre un bel post interessante con una storia interessante. Ho letto, anche un po' di fretta, ma non capisco l'aggancio con Braccio di Ferro.
RispondiEliminaUn salutone e alla prossima
Il signor Luigi ricorda Braccio di Ferro: a vederlo non gli daresti un soldo di cacio, ma nella sostanza è imbattibile. Amo i fumetti di Braccio di Ferro. ❤️💪🏼💪🏼
Eliminabeh, queste cose qui nei cartoni animati le fa Braccio di Ferro
Elimina:-)
se passi in libreria ti consiglio di leggere il capitolo 47 di "Cose sagge e meravigliose" - è troppo lungo per portarlo qui... (sempre James Herriot)
Laura, conosci i libri di Herriot? Immagino di sì, ma nel caso non lo avessi ancora letto fattelo regalare per Natale
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