venerdì 4 ottobre 2019

Farfalla di Guerra


(foto dal sito www.LucianaBartolini.net )

(...) Una mattina presto usciamo da queste baracche e vediamo che non c'è più un tedesco che ci sorveglia; e c'era il portone aperto, però nessuno voleva uscire perché si diceva: "se ci aspettano fuori e poi ci mitragliano?". E stiamo lì su quella porta aperta, con qualcuno che fa tre passi fuori e poi rientra, a godersi per qualche attimo la libertà. Finché, dopo un'ora di questa attesa, con un silenzio profondo da tutte le parti, in un gruppetto di tre o quattro ci avviamo. Raggiungiamo un bosco, e io quasi subito ho sentito che stavo respirando un'aria diversa, e mi guardo attorno come se volessi salutare la Natura, perché ormai era un'amica, e vedo una farfalla.
Ecco, su questo incontro ho fatto una poesia che l'ho detta un sacco di volte e che vi ripeto:
Contento, proprio contento,
sono stato molte volte nella vita;
ma più di tutte quando
mi hanno liberato in Germania
che mi sono messo a guardare una farfalla
senza la voglia di mangiarla.
(Tonino Guerra, dal documentario "Tonino Guerra - il poeta del cinema", regia di Nicola Tranquillino)




2 commenti:

  1. Per un attimo ho pensato che il brano fosse tratto da un'opera di Primo Levi. Mi hai fatto anche venire in mente l'episodio finale con l'uccello posato sull'albero in "Niente di nuovo sul fronte occidentale".

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    1. la differenza sta nel fatto che era un campo di prigionia, non di sterminio come Primo Levi, ma le condizioni erano comunque molto dure - lo so anche perché ho avuto uno zio che fu recluso in uno di quei campi.
      Il documentario è molto bello, anche perché si parla dei film scritti da Guerra: Antonioni, Fellini, Tarkovskij, Monicelli, Anghelopoulos... sono davvero tanti

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