Era ritornata la primavera, e i primi tepori del sole mi davano un languore d’ineffabile delizia. Avevo quasi timore di sentirmi ferire dalla tenerezza dell’aria limpida e nuova ch’entrava dalla finestra semichiusa, e me ne tenevo riparato; ma alzavo di tanto in tanto gli occhi a mirare quell’azzurro vivace di marzo corso da allegre nuvole luminose. Poi mi guardavo le mani che ancora mi tremavano esangui; le abbassavo sulle gambe e con la punta delle dita carezzavo lievemente la peluria verde di quella coperta di lana. Ci vedevo la campagna: come se fosse tutta una sterminata distesa di grano; e, carezzandola, me ne beavo, sentendomici davvero, in mezzo a tutto quel grano, con un senso di cosí smemorata lontananza, che quasi ne avevo angoscia, una dolcissima angoscia. Ah, perdersi là, distendersi e abbandonarsi, cosí tra l’erba, al silenzio dei cieli; empirsi l’anima di tutta quella vana azzurrità, facendovi naufragare ogni pensiero, ogni memoria!
Desiderio (e beatitudine) di deporre un'identità che non ci appare più naturale ma, è il caso di dirlo, posticcia come un naso di cartone - e difatti è dal naso che comincia tutto:-)
RispondiEliminaMa ci si infila anche, discretamente, qualcosa di molto interessante: la peluria verde della coperta di lana, che gli suggerisce la distesa di grano, diventa per lui una distesa di grano: cioè la sensazione, svincolata da ciò che la causa, si sostituisce pienamente all'oggetto, senza residui e senza ammanchi. Questo è molto decadente e molto moderno. (Anche molto primaverile?) Buona domenica - piovosa - di primavera!
Quello che mi piace dei personaggi pirandelliani , così come dei loro cugini sveviani è il non opporre più di tanta resistenza alla loro condizione di "malati", o, se vuoi, di eterni convalescenti. E' il modo che trovano per ritirarsi dall'agone e garantirsi, come osservi acutamente tu, qualche forma di beatitudine.
EliminaUn caro saluto:-)
Sai, quando penso e quando vivo la primavera sento sempre di più (anno dopo anno) quanto sia importante pulirsi da tante scorie. Per certi aspetti, leggendo il commento qui sopra, anch'io sento che vorrei deporre un'identità per migliorarla.
RispondiEliminaUn salutone anche qui da una domenica piovosa
Vitangelo Moscarda rilancerebbe: ti direbbe di non cercare un'altra identità ma di liberarti da qualsiasi "forma"...
RispondiElimina:-)
Inutile dirti che in questo testo di bellissima intensità vi ho letto le mie primavere degli ultimi due anni, così diverse da questa. Fortuna che ci sono state "parentesi trevisane" di cui bearsi.
RispondiElimina:-)
Abbiamo effettivamnte trascorso insieme una bellissima giornata primaverile! Ti abbraccio forte! :-)
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