10 giugno 1962
Un solo rudere, sogno di un arco,
di una volta romana o romanica,
in un prato dove schiumeggia il sole
il cui calore è calmo come il mare:
lì ridotto, il rudere senza amore. Uso
e liturgia, ora profondamentee estinti,
vivono nel suo stile - e nel sole -
per chi ne comprenda presenza e poesia.
Fai pochi passi, e sei sull'Appia
o sulla Tuscolana: lì tutto è vita,
per tutti. Anzi, meglio è complice
di quella vita, chi stile e storia
non ne sa. I suoi significati
si scambiano nella sordida pace
indifferenza e violenza. Migliaia
migliaia di persone, pulcinella
d'una modernità di fuoco, nel sole
il cui significato è anch'esso in atto,
si incrociano pullulando scure
sugli accecanti marciapiedi, contro
l'Ina-Case sprofondate nel cielo.
Un solo rudere, sogno di un arco,
di una volta romana o romanica,
in un prato dove schiumeggia il sole
il cui calore è calmo come il mare:
lì ridotto, il rudere senza amore. Uso
e liturgia, ora profondamentee estinti,
vivono nel suo stile - e nel sole -
per chi ne comprenda presenza e poesia.
Fai pochi passi, e sei sull'Appia
o sulla Tuscolana: lì tutto è vita,
per tutti. Anzi, meglio è complice
di quella vita, chi stile e storia
non ne sa. I suoi significati
si scambiano nella sordida pace
indifferenza e violenza. Migliaia
migliaia di persone, pulcinella
d'una modernità di fuoco, nel sole
il cui significato è anch'esso in atto,
si incrociano pullulando scure
sugli accecanti marciapiedi, contro
l'Ina-Case sprofondate nel cielo.
Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d’altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l’Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d’anagrafe,
dall’orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d’altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l’Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d’anagrafe,
dall’orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.
Una parte del testo poetico viene recitata da Orson Welles in un cortometraggio di Pasolini"La ricotta" ( qui )
L'ossimoro che trovo fulminante è "Io, feto adulto"ma non è l'unico ad avermi lasciato senza parole.
Orson Wells in un fotogramma di "la ricotta" |
Grazie per questi versi, che incendiano il grigionebbia e il neronevesporca di questa domenica mattina, rendendola splendente come solo le Parole a volte sanno fare.
RispondiEliminaUn grande abbraccio.
Nelle opere di Pasolini, almeno in quelle che conosco, e mi riferisco anche ai lavori cinematografici , trovo una sorta di quadratura del cerchio: solo lucide e poetiche. È un autore che mi sorprende sempre, mi obbliga a pensare e mi commuove.
RispondiEliminaGrazie, Nick! Un grande abbraccio anche da parte mia! :-)
Pasolini è stato veramente un grande e aveva una capacità di scrittura notevole, come dimostra lo scritto sul tuo blog. In molti casi ha saputo vedere ben oltre la sua epoca sino ai giorni nostri.
RispondiEliminaUn salutone e alla prossima
Si, Pasolini aveva una visione molto lucida della modernità e dei suoi limiti.
RispondiEliminaGrazie e buon lunedì!!
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
RispondiEliminadalle pale d’altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Versi dal senso di forte straniamento che si può provare nel momento in cui si inizia a vivere, girando come pazzi su una strada di una grande città.
Devo riprendere Pasolini (e tu già me lo hai consigliato, poco tempo fa)
Si, puoi iniziare anche dal suo cinema. Ti consiglierei Uccellacci e uccellini, la materia del film non è molto distante da quella del testo poetico che ho qui riportato.
Elimina:-)
I borghi abbandonati sugli Appennini o le Prealpi sono oggidì di pertinenza del genere fantastico (che io amo molto, ma è fantastico), e le pale d'altare sono pezzi da museo. Trovare "solo nella tradizione il [proprio] amore" può rivelarsi un discreto handicap. L'ossimoro, e i versi che seguono, secondo me, rendono conto della coscienza dell'handicap. Poi, naturalmente, bisogna vedere come si vive senza.
RispondiEliminaGrazie di aver condiviso questi versi che contengono tantissima materia di riflessione.
Considerando il modo critico con cui Pasolini legge la modernità, direi che effettivamente qui l,autore registra la propria condizione di disadattato, condizione che rende così lucida la sua analisi e feconda la sua poesia. Penso che il contributo attivo, critico, dato dall’autore abbia proprio come punto di partenza la consapevolezza dell’incoscienza della modernità e, dunque, del sostanziale oblio del passato, della memoria, liquidati , in particolare negli anni Sessanta, come qualcosa di superato.
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