lunedì 28 gennaio 2019

Un aneddoto giapponese




Un artista giapponese, incaricato da un americano di fargli un quadro, dipinse in un angolo in basso il ramo di cilegio con pochi fiori e un uccello appollaiato, lasciando tutto il resto bianco. L'acquirente, insoddisfatto, gli chiese di aggiungere qualcosa perchè così gli sembrava troppo vuoto. L'artista rifiutò. Alla pretesa di una spiegazione rispose che se avesse riempito il quadro l'uccello non avrebbe avuto spazio per volare.


in "La fine della neve" di Ottavio Fatica

(immagine reperita in rete, priva di indicazioni sull'autore )

6 commenti:

  1. Grandiosa, filosofica risposta. Molto zen.

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  2. E' un aneddoto che ho trovato nella postfazione a un libro di racconti, "Ombre giapponesi" di Lafcadio Hearn, testo che ho letto grazie a Elena e a una interessante recensione da lei pubblicata sul suo bel blog "Dalla mia tazza di tè".
    :-)

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  3. Allora l'hai letto! Spero che ti sia piaciuto e soprattutto che tu non abbia avuto l'impressione di buttare via il tempo. Probabilmente, da un punto di vista letterario, non lo si può considerare un capolavoro, ma io l'ho trovato affascinante. Devo però aggiungere che da un po' più di un anno mi è partita la nippomania e alla mia veneranda età mi sono messa a studiare il giapponese - con grave danno delle stremate cellule cerebrali :-)
    (Ho preso il part-time apposta per studiare il giapponese - con grave danno delle mie tasche. Ma i compiti da correggere mi si affastellano comunque sul tavolo e sotto il cranio)

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  4. Sì, l'ho letto tempo fa!:-) E' stato un modo per iniziare a conoscere un mondo a me totalmente ignoto. Devo dire che non riuscirò facilmente a dimenticare certe atmosfere e, soprattutto alcune figure; quella più netta è senz'altro quella della moglie che, pur morta, impedisce al marito di soppiantarla con una nuova compagna, più giovane, peraltro. Il modo escogitato è di quelli che non si dimenticano... I racconti ti mettono difronte al fortissimo senso di responsabilità di un popolo che non si libera del passato, passato generatore di ombre dal peso specifico di un buco nero!
    Non sono solo io a ringraziarti per avermi fatto conoscere Lafcadio ma anche i miei amici dello sparuto gruppo di lettura a cui l'ho proposto:-) ( Ci siamo riuniti qualche settimana fa per parlarne )
    Dimmi le tue prime impressioni sulla lingua giapponese, sono curiosissima!

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  5. Le mie prime impressioni sono state (a lungo) di non capirci niente. Credo che la mia insegnante (un tipo piuttosto pragmatico) mi consideri mezza matta dal momento che ho cominciato lo studio del giapponese senza averlo mai neanche sentito, mai letto un manga, mai visto un anime. Ho accennato a "I sette samurai" di Kurosawa ma mi sono subito vergognata perché mi sono resa conto di come doveva suonare. Adesso considero il giapponese un ideale regolativo; ha su di me l'effetto di qualcosa di luminoso. Anche se è una lingua foneticamente povera che per questo necessita di un sistema di scrittura semplicemente pazzesco (mi piace l'idea del sistema di scrittura pazzesco).
    Bello avere un gruppo di lettura. Mai fatta l'esperienza. :-)

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  6. Hai scelto una bella occupazione; spero documenterai in qualche modo l'esperienza e le scoperte che ti riserverà attraverso il tuo blog:-)

    Il gruppo è composto da poche persone, forse anche per questo funziona. L'anima è un mio carissimo amico che offre sempre ottimi consigli di lettura. E' un'occasione anche per andare fuori a cena...:-)

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