Cauto, Šostakovič aprì l'involto. Per alcuni secondi fissò il contenuto, immobile; quindi si alzò di scatto dallo sgabello. " Carta pentagrammata!" gridò, sollevandola sopra la testa. " E quanta! In nome del cielo, dove l'ha rimediata? Di questi tempi sarebbe più facile trovare la fine dell'arcobaleno! "
Elias avvampò. " La metto da parte dai tempi delle lezioni di composizione al Conservatorio. Sa, scrivere non è mai stato il mio forte". (...)
" Potrebbe trattenersi ancora un minuto?" gli chiese Šostakovič , radioso. " Un paio di giorni fa ho finito un'opera... il primo movimento, almeno ". Ma non aspettò la risposta di Elias. Afferrò alcuni fogli che aveva lasciato accanto al pianoforte, a cui si avvicinò con lo sgabello. Quindi tenne per un momento le mani sospese sopra la tastiera e poi cominciò a suonare.
Mentre le note si levavano a costruire un solido muro, Elias rimase immobile (...). Šostakovič muoveva le labbra, e pestava sui tasti quasi fossero fatti d'acciaio, anziché d'avorio. Di tanto in tanto le sue mani si sovrapponevano. La sinistra scavalcava la destra, per poi tornare al suo posto.
Il tema della marcia crebbe di volume, e il piano prese a tremare. I fogli balzarono via dal leggio e volarono in aria. Ma Šostakovič non stava più guardando lo spartito; il suo viso quasi toccava la tastiera, gli occhiali sospesi sulla punta del naso. Poi, nel bel mezzo di una frase ripetuta selvaggiamente, si fermò. L'unico suono rimasto era l'acciottolio dei piatti proveniente dal soggiorno.
Il compositore si tirò su gli occhiali e raddrizzò la schiena, il respiro affannoso. " Poi verrà un assolo di fagotto. Una sorta di elegia. Ma non rende, al pianoforte."
Finalmente Elias potè abbandonare quella sedia. Aveva le dita rosse e piene di solchi, a forza di stringere il legno.
" E'... Oh, è... " Ma d'un tratto la stanza divenne confusa; svelto si strofinò gli occhi. " E' una sinfonia?"
" Si,, anche se all'inizio non lo sapevo. Ho cominciato a lavorarci durante le prime settimane dell'avanzata tedesca".
" Una sinfonia di guerra. Per Leningrado."
da Sinfonia Leningrado di Sarah Quigley - ed. Neri Pozza -
Nel Giugno 1941 l’esercito tedesco entra in URSS e dal settembre 1941 Leningrado è sotto assedio. Šostakovič chiede di essere inviato al fronte ma la sua domanda viene respinta; il musicista viene però impiegato nel corpo dei pompieri per difendere i tetti del Conservatorio dalle bombe incendiarie.
Šostakovič procrastina il momento in cui raggiungere i principali artisti già sfollati in zone più sicure. Sta scrivendo una nuova composizione e vuole rimanere nella sua città. E’ così che nella città assediata prende forma la Settima sinfonia. Šostakovič termina di scriverla a Kuybyshev dove viene eseguita per la prima volta.
Il 9 Agosto 1942 la Settima risuona anche nella Sala della Filarmonica di Leningrado, eseguita dai musicisti dell’Orchestra della Radio diretti da Karl Eliasberg. Verranno sistemati degli altoparlanti nella periferia della città, rivolti verso i soldati tedeschi, per far sentire loro che Leningrado continua a vivere. L’opera diventa il simbolo della resistenza sovietica.
Il primo movimento, Allegretto, nella parte iniziale, ”parla del popolo che vive una vita pacifica e felice" Nella parte centrale “ la guerra irrompe improvvisamente nella vita pacifica” ma Šostakovič non vuole costruire " un episodio naturalistico con tintinnare di sciabole, esplosioni..." ma comunicare l'impatto emotivo della guerra. E’ così che prende forma un tema di marcia meccanico, ostinato.
" Il secondo e il terzo movimento non hanno un programma definito: si tratta di una musica lirica incaricata di ridurre la tensione. Shakespeare sapeva bene che non si può tenere l'uditorio in tensione per tutto il tempo ".
" Il terzo movimento è un Adagio patetico, il centro drammatico dell'intero lavoro.”
soldato acquista biglietti per la 7° sinfonia |
Il 9 Agosto 1942 la Settima risuona anche nella Sala della Filarmonica di Leningrado, eseguita dai musicisti dell’Orchestra della Radio diretti da Karl Eliasberg. Verranno sistemati degli altoparlanti nella periferia della città, rivolti verso i soldati tedeschi, per far sentire loro che Leningrado continua a vivere. L’opera diventa il simbolo della resistenza sovietica.
Il primo movimento, Allegretto, nella parte iniziale, ”parla del popolo che vive una vita pacifica e felice" Nella parte centrale “ la guerra irrompe improvvisamente nella vita pacifica” ma Šostakovič non vuole costruire " un episodio naturalistico con tintinnare di sciabole, esplosioni..." ma comunicare l'impatto emotivo della guerra. E’ così che prende forma un tema di marcia meccanico, ostinato.
" Il secondo e il terzo movimento non hanno un programma definito: si tratta di una musica lirica incaricata di ridurre la tensione. Shakespeare sapeva bene che non si può tenere l'uditorio in tensione per tutto il tempo ".
" Il terzo movimento è un Adagio patetico, il centro drammatico dell'intero lavoro.”
Il quarto movimento, Allegro non troppo, porta verso la conclusione liberatoria, passando attraverso momenti drammatici che vanno attenuandosi nella parte centrale del movimento dove prevale il tono malinconico del compianto funebre. Prende forma dunque il crescendo conclusivo dove ricompare il primo tema del movimento.
n.b. in corsivo le considerazioni di Šostakovič
Qui una guida all'ascolto della settima sinfonia
Qui un video sull'assedio di Leningrado. Al min.5.30" le immagini di Šostakovič mentre compone la 7° sinfonia e del direttore d'orchestra Eliasberg che la esegue durante l'assedio.
Qui la celebre marcia della settima sinfonia
n.b. in corsivo le considerazioni di Šostakovič
Qui una guida all'ascolto della settima sinfonia
Eliasberg mentre dirige l'orchesta radiofonica |
Qui un video sull'assedio di Leningrado. Al min.5.30" le immagini di Šostakovič mentre compone la 7° sinfonia e del direttore d'orchestra Eliasberg che la esegue durante l'assedio.
Qui la celebre marcia della settima sinfonia
"… ogni nota che esce dalla nostra penna è un progressivo investimento nella possente edificazione della cultura. E tanto migliore, tanto più meravigliosa sarà la nostra arte, tanto più crescerà la nostra certezza che nessuno mai sarà in grado di distruggerla. "
Dmitri Šostakovič alla radio di Leningrado, 16 Settembre 1941
Grande composizione. Tuttavia Šostakovič ne ha passate di tutte con il regime ex URSS, ma è stato un grande compositore in parte non ancora capito.
RispondiEliminaUn salutone e alla prossima
Sì, mi viene in mente il disappunto di Stalin per la Lady Macbeth nel distretto di Minsk...
RispondiEliminaUn saluto anche a te!:-)