Davanti al papero di Copi, o al pollo, devo ammettere che continuo a rimanere perplesso; la stessa cosa mi capita con la Donna Seduta, il suo personaggio più famoso. Ma poi si ride, ci fa pensare, e spesso spunta anche la poesia. C'è la tragedia, ma in modo buffo. Copi portò in teatro le sue strisce, in primo luogo ovviamente "La Donna Seduta" (la interpretava lui stesso), e altri titoli come "I polli non hanno ali" o "Loretta Strong".
Copi era un argentino di Parigi, il suo
vero nome era Raul Damonte e ci ha lasciati nel 1987; il suo nome
letterario veniva dall'idea del copiare, la constatazione che nessuno
di noi è del tutto originale. Come spiegava lui stesso: « ... in
teatro, insomma, copiava i fumetti; nei fumetti copiava il teatro; e
in entrambi copiava la vita. Non per niente si firmava Copi: "Vuol
dire uno che copia e io sono un plagiario, come tutti".» (da
un articolo di Giorgio Medail, Corriere della Sera 15.12.1987).
Dato che viveva a Parigi, forse la pronuncia giusta è Copì, ma
essendo anche un po' milanese e date le origini argentine, penso che
si possa dire anche Copi. Io ho sempre detto Copi, ma ovviamente non
ho la pretesa di essere perfetto. Del resto, fate voi: a me per oggi
basta aver ricordato qualche piccolo momento di poesia, o forse di
filosofia.
Provocatorio, tetro, a tratti geniale, indimenticato. Mi lasciava a bocca aperta. Mai compreso del tutto ma in fondo molto,apprezzato. Molto .
RispondiEliminail motivo per cui mandiamo avanti questo blog è di cercare di non far dimenticare autori che rischiano di essere dimenticati
Elimina:-)
o che lo sono già, temo che di Copi in libreria non si trovi più nulla