La parete di sinistra,
quella davanti al braccio più lungo della L, é coperta di carta di
sughero. In una rotaia fissata a circa due metri e cinquanta da
terra, scorrono varie aste metalliche cui il pittore ha appeso una
ventina di tele, quasi tutte di piccolo formato: appartengono per la
maggior parte a una vecchia maniera dell’artista, quella che lui
stesso chiama il suo periodo-nebbia e con la quale é diventato
celebre: si tratta in genere di copie finemente eseguite di quadri
famosi - La Gioconda, L'Angelus, La Ritirata di Russia, Le Déjeneur
sur l'herbe, La lezione di Anatomia, eccetera - sui quali ha poi
dipinto degli effetti più o meno spiccati di bruma, sfocianti in un
vago grigiume da cui emergono appena le sagome dei suoi prestigiosi
modelli. La vernice della mostra parigina, nella Galerie 22, maggio
1960, fu accompagnata da una nebbia artificiale che l’affluenza
degli ospiti, fumatori di sigari o sigarette, fece ancora più opaca,
con grandissima gioia dei cronisti. Il successo fu immediato. Due o
tre critici ghignarono, fra cui lo svizzero Beyssandre che scrisse:
“Non è certo al Quadrato bianco su fondo bianco di Malevic che
fanno pensare i grigi di Hutting, ma piuttosto alla battaglia di
negri in un tunnel cara a Pierre Dac e al generale Vermot”. Ma la
maggior parte si entusiasmò per quello che uno di loro chiamava quel
“lirismo meteorologico” il quale, disse, colloca Hutting
all’altezza del suo celebre e quasi omonimo, Huffing, il campione
newyorkese dell"‘Arte brutta”. Abilmente consigliato,
Hutting si tenne circa metà delle tele e oggi non intende
disfarsene, se non a condizioni impossibili.
Georges
Perec, da "La vita istruzioni per l'uso", pag.48 ed. Rizzoli 1989,
traduzione di Dianella Selvatico Estense
(dipinto di Thomas Wilmer Dewing)
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