mercoledì 5 dicembre 2018

Nebbia

La parete di sinistra, quella davanti al braccio più lungo della L, é coperta di carta di sughero. In una rotaia fissata a circa due metri e cinquanta da terra, scorrono varie aste metalliche cui il pittore ha appeso una ventina di tele, quasi tutte di piccolo formato: appartengono per la maggior parte a una vecchia maniera dell’artista, quella che lui stesso chiama il suo periodo-nebbia e con la quale é diventato celebre: si tratta in genere di copie finemente eseguite di quadri famosi - La Gioconda, L'Angelus, La Ritirata di Russia, Le Déjeneur sur l'herbe, La lezione di Anatomia, eccetera - sui quali ha poi dipinto degli effetti più o meno spiccati di bruma, sfocianti in un vago grigiume da cui emergono appena le sagome dei suoi prestigiosi modelli. La vernice della mostra parigina, nella Galerie 22, maggio 1960, fu accompagnata da una nebbia artificiale che l’affluenza degli ospiti, fumatori di sigari o sigarette, fece ancora più opaca, con grandissima gioia dei cronisti. Il successo fu immediato. Due o tre critici ghignarono, fra cui lo svizzero Beyssandre che scrisse: “Non è certo al Quadrato bianco su fondo bianco di Malevic che fanno pensare i grigi di Hutting, ma piuttosto alla battaglia di negri in un tunnel cara a Pierre Dac e al generale Vermot”. Ma la maggior parte si entusiasmò per quello che uno di loro chiamava quel “lirismo meteorologico” il quale, disse, colloca Hutting all’altezza del suo celebre e quasi omonimo, Huffing, il campione newyorkese dell"‘Arte brutta”. Abilmente consigliato, Hutting si tenne circa metà delle tele e oggi non intende disfarsene, se non a condizioni impossibili.


Georges Perec, da "La vita istruzioni per l'uso", pag.48  ed. Rizzoli 1989, traduzione di Dianella Selvatico Estense


(dipinto di Thomas Wilmer Dewing)

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