venerdì 12 ottobre 2018

Pioggia


Ho avuto spesso occasione di intervenire in dibattiti con gli spettatori ed ho notato che quando affermo che nei miei film non ci sono simboli e metafore ogni volta il pubblico esprime la sua decisa incredulità. Di continuo mi domandano con grande passione cosa significhi, ad esempio, nei miei film la pioggia. Perché essa ricorre in ogni film, perché si ripetono le immagini del vento, del fuoco, dell’acqua? Io rimango imbarazzato davanti a tali domande...






Si potrebbe dire che le piogge sono una caratteristica della natura in mezzo alla quale sono cresciuto: in Russia vi sono piogge lunghe, malinconiche, incessanti. Si potrebbe dire che io amo la natura: non mi piacciono le grandi città e mi sento benissimo lontano da tutte le novità della civiltà moderna, come mi sentivo meravigliosamente in Russia nella mia casa di campagna, lontana tremila chilometri da Mosca. La pioggia, il fuoco, l'acqua, la neve, la rugiada, la tormenta, sono parte dell’ambiente materiale nel quale viviamo, sono la verità della vita, se volete. Perciò mi sembra strano che la gente, quando vede la natura riprodotta con commozione sullo schermo, non si limiti a goderne, ma ricerchi in essa chissà quale significato nascosto. 





E' possibile considerare la pioggia soltanto come cattivo tempo, mentre io utilizzo la pioggia per creare un’atmosfera esteticamente elaborata nella quale viene immersa l’azione del film. Tuttavia ciò non significa assolutamente che la natura nei miei film sia chiamata a simboleggiare qualcosa, Dio ne scampi! Nel cinema commerciale, per esempio, sovente è come se la meteorologia non esistesse affatto e se sussistessero sempre le condizioni di luce più favorevoli per condurre rapidamente le riprese in esterno: tutti badano al soggetto e nessuno si preoccupa della convenzionalità dell’ambientazione ricostruita approssimativamente, della noncuranza per i dettagli, per l’atmosfera. 





Quando invece lo schermo avvicina il mondo, il mondo reale, allo spettatore dandogli la possibilità di vederlo pienamente in tutto il suo spessore, facendogliene sentire, come si suol dire, l'odore, facendogliene avvertire quasi con la sua pelle l'umidità o l'aridità, lo spettatore, a quanto pare, ha a tal punto perduto la sua capacita di abbandonarsi semplicemente alle sue impressioni estetiche immediate che subito si riprende e si controlla chiedendosi: “A che scopo? Per quale motivo? Perché?”. Ma semplicemente perché io voglio ricreare sullo schermo il mio mondo, nella sua forma ideale più perfetta, quale io lo percepisco e lo sento. Io non nascondo allo spettatore nessuna mia particolare intenzione, non civetto con lui: io ricreo questo mondo nei tratti che mi paiono più espressivi ed esatti e che secondo me esprimono lo sfuggente significato della nostra esistenza. (...)

Andrej Tarkovskij, Scolpire il tempo, pagina 188 edizione UbuLibri 1988, a cura di Vittorio Nadai

(immagini dai film Solaris e Lo specchio, di Andrej Tarkovskij)

4 commenti:

  1. E' un passo illuminante. In effetti, guardare un film di Tarkoskij è fare un'esperienza, un'esperienza intensa che impegna tutti i sensi e che comporta l'effettuazione di percorsi che introducono in un determinato ambiente ( ci sono in tutti i suoi film ).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. qui c'è anche un Leonardo, forse anche due o tre...
      :-)
      Un'altra pioggia memorabile è all'inizio di Rashomon, di Akira Kurosawa

      Elimina
  2. " Ma semplicemente perché io voglio ricreare sullo schermo il mio mondo, nella sua forma ideale più perfetta, quale io lo percepisco e lo sento."
    A leggere questa frase mi vengono le lacrime agli occhi, mi metterei a piangere a pensare a come oggi nelle patrie lettere (e forse in generale in Europa) nessun autore cerchi di ricreare "il suo mondo, nella sua forma ideale più perfetta, quale lui lo percepisce". E come, d'altra parte, a nessuno del pubblico fregherebbe niente di una ricostruzione del genere.
    (Tarkovskij è stato un mio grande amore)
    Buona serata e a presto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. mi sono immaginato chi oggi non conosce Solaris e volesse vederlo: il dvd in casa non c'è più, al cinema neanche a parlarne, la tv non lo programma e se lo fa sceglie il film di Clooney. Rimane lo smartphone, ma guardare nel palmo della mano un film Solaris, o Odissea nello spazio, o Blow up (fai tu) è davvero deprimente, non so cosa si possa capire.
      Per Tarkovskij ho costruito il mio blog "giulianocinema", ma forse lo sai già.

      Elimina