lunedì 8 ottobre 2018

L'uomo cavallo ( II )



(Annie Oakley, 1901, Milano)

Il giovane e candido Amédée de Saint-Gapour, vista che ebbe la giovane donna, se ne innamorò perdutamente e giurò seduta stante a se stesso d’ottenerne i supremi favori. La dama altri non era che la legittima consorte d’un capitano delle dogane di un piccolo porto della Normandia che le più elementari convenienze mi vietano di designare a tutte lettere. Gioì non poco, la bella capitana, nel vedere il povero Saint-Gapour così infiammato, e poiché le distrazioni in provincia sono alquanto rare, ella si ripromise di trarne un certo svago, almeno per una parte dell’estate.
- Mio povero amico, diceva, voi mi amate, voglio crederlo, ma io che posso farci?
- Diamine! farfugliava Saint-Gapour, lo sapete benissimo.
- Credo, in effetti, d’indovinare che cosa vi aspettiate da me. E se mio marito ci sorprendesse?
- Faremo in modo che non ci sorprenda.
- Faremo in modo, faremo in modo... Sempre la solita storia: si fa in modo, e poi si vien pizzicati lo stesso. Ma lo sapete, se ci cogliesse sul fatto, con che cosa mio marito ci trapasserebbe il corpo?


- Con la sua sciabola?
- Fosse solo la sciabola, sarebbe niente... Ci trafiggerebbe, sappiate, con quell’arnese che serve a sondare le balle di cotone per appurare se non nascondan roba di contrabbando, del pepe, a esempio.
- Diavolo!
- Sì, è con siffatto strumento ch’egli suole trapassare il corpo di coloro che l’ingannano.
Si addivenne comunque a un accordo. Ogni sera, dopo cena, il capitano si appisolava sulla sua poltrona e pian piano finiva per addormentarsi del tutto. In quel frangente, la signora poteva effettivamente disporre di qualche istante libero.
- Solo, c'è un problema. Bisognerebbe che io venissi avvisata della vostra presenza in strada. E mio marito è talmente geloso! Il minimo segnale, un fischio, un batter di mani, lo ridesta e lo mette in terribile sospetto. Dovremmo trovare qualche altra cosa... Sapete imitare il nitrito del cavallo?
- Vi confesso che non ho un particolare allenamento a tale sport.
- Allenatevi, allora, e quando saprete ben nitrire, venite sotto le mie finestre, di sera, verso le nove, nitrite forte, e chissà...
Amédée de Saint-Gapour vide schiudersi le porte del paradiso. A partire da quel momento, passò tutto il suo tempo, dall’alba al tramonto, a imitare il nitrito del cavallo. Andava a esercitarsi in aperta campagna, nei pascoli, frammezzo a bravi cavalli, eccellenti giumente, puledri scherzosi, ch’egli spaventava a morte con i suoi strani vocalizzi. In capo a qualche giorno, Amédée si credé abbastanza forte da tentare la prova: una sera andò sotto le finestre della sua bella, e lanciò il suo appello amoroso. Nella casa nulla si mosse, la capitana non si mostrò.
Amédée la incontrò il giorno dopo sulla spiaggia.
- Vi ho sentito benissimo, ieri, gli dichiarò la donna a bruciapelo, ma se è questo che voi chiamate imitare il nitrito del cavallo!... Mio marito si è svegliato di colpo e mi ha lanciato uno sguardo sospettoso che mi ha gelato il sangue nelle vene. Bisogna esercitarsi ancora, amico mio, per raggiungere la perfezione.
Saint-Gapour riprese la via dei pascoli e passò un’altra settimana a simulare i clamori del corsiero.
- Stavolta, pensò il bravo giovane, credo proprio di esserci.
E la sera stessa era al suo posto di vedetta e innalzava alle stelle perplesse il cinguettio dello stallone. La casa del gabelliere restò ermeticamente chiusa. L'indomani, ebbro d’audacia, sapendo il capitano affaccendato altrove, Amédée si recò in casa della signora.
- Come, come? Ma dite sul serio? fece lei al colmo dello stupore. Davvero eravate voi che nitrivate iersera sotto le nostre finestre? Beh, vi assicuro, quel grido era così perfettamente imitato, che ho creduto fosse un vero cavallo.
E aggiunse:
- Decisamente, amico mio, voi non avete il senso delle sfumature.
Fu allora che Amédée de Saint-Gapour credè di capire che la donna lo prendeva pel bavero.
Offeso, pazzo d’amore, si gettò su di lei, offrendo un’eccellente imitazione dell’urlo del carmelitano scalzo. (Non so se ho reso l’idea.)

ALPHONSE ALLAIS, "SAPER NITRIRE OVVERO IL SENSO DELLE SFUMATURE"
(da "Un dramma davvero parigino e altri racconti, ed. Albatros Editori Riuniti 1987, a cura di Eugenio Rizzi)


(John Wayne, 1959, The Alamo)






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