Sali sul tetto... chinati verso i quattro cardini del mondo, protendendo
la mano.
Sole... Acqua... Nuvole... Fiamma...
Tutto
quanto c’è di bello nel mondo.
[...] Si spengono nel tempo, affondano
nello spazio
i pensieri, gli eventi, i sogni, le navi...
E
io intanto porto nel mio viaggio dei viaggi
il migliore fra i miraggi
terreni
Maks Vološin (qui e qui )
Di Maks Vološin ( 1877-1932 ), poeta e pittore russo, non conoscevo nulla; mi ci ha messo sulle tracce Marina Cvetaeva che in un suo scritto lo descrive così:.
Se si potesse rappresentare plasticamente ciascun uomo, Maks sarebbe una sfera.
Veniva sempre voglia di toccarlo, di accarezzarlo
Quando si incontrano per la prima volta, Marina Cvetaeva, poetessa in erba, ha diciassette anni e Maks Volosin , scrittore già affermato, 32. Lui ha voluto conoscerla, così è andato a trovarla nella casa di vicolo Trechprudnyj, a Mosca.
Passano insieme, senza accorgersene, più di cinque ore.
Lui le dice : Quando amate una persona, volete sempre che vada via per poterla sognare
Del Vološin di quell’incontro iniziale, la Cvetaeva ricorda la attenzione completa che Maks le dedicava, la penetrazione, la capacità di non distogliere gli occhi dal volto e dall’anima di chi aveva di fronte e … occhi chiari, quasi da parere bianchi, acuti quasi da far male , come due scintille di fosforo vivo di mare, due gocce d’acqua viva .
I momenti descritti sono i primi di un contatto che, col tempo, sarà sempre più assiduo e di una amicizia autentica.
Lo scenario degli incontri sarà Koktebel, in Crimea, dove, dopo il ’17, Vološin si ritira.
La dimora del poeta diverrà una specie di rifugio per molti intellettuali.
La Cvetaeva sottolinea a più riprese l’ospitalità e la generosità di Vološin: Dava tanto quanto gli altri prendono. Con avidità. Dava nello stesso modo in cui restituiva. Persino la sua casa di Koktebel, ( … ) così sudata, così meritata, così intimamente sua, come se fosse nata con lui, più simile a lui del suo calco in gesso, non la sentiva sua, fisicamente sua . ( … ) non poteva dar in affitto le stanze agli amici. Ancor meno, agli estranei.
E poi
In lui non ci fu mai il guerriero ; alla anziana ma energica madre che gli faceva osservare che un uomo con la “U” maiuscola , se c’è la guerra, combatte, lui rispondeva “ Mamma, non posso infilarmi un giubba e sparare alle persone vive solo perché pensano che la pensano diversamente da me.”
“ Pensano, pensano. Ci sono momenti, Maks, in cui non bisogna pensare, ma agire “ obiettava la madre. E Maks , di rimando, “ Momenti come quelli, mamma, ( … ) si chiamano istinti bestiali.”
Non era pochezza d’animo, dice la Cvetaeva, perché di ogni cosa racchiusa in lui ce n’era a iosa, oppure non ce n’era affatto; e non era indifferenza, perché nel momento in cui si trovava nel mezzo, la sua anima si divideva in due anime intere ed integre: era contemporaneamente tu ed il tuo avversario e tutto ciò appassionatamente. Così si può guardare solo dall’alto.
L’inimicizia, come l’amicizia, ha bisogno di consenso ( di reciprocità ). Maks non dava il suo consenso all’inimicizia e, così facendo, disarmava una persona. Penso semplicemente che Maks non credesse al male ( … ). Per lui il male era oscurità, ( … ) un malinteso gigantesco ( … ) una svista di secoli di qualcuno o una nostra in ogni ora, spesso semplicemente stupidità – in cui egli credeva – cecità.
Le parti in corsivo sono tratte da: Marina Cvetaeva, Incontri ed. La Tartaruga
Gli acquarelli sono di Maks Vološin
Perle sempre più preziose. 🙏🏽
RispondiEliminaGrazie, cara!:-) E' un autore che mi ha incuriosito; purtroppo di tradotto c'è molto poco di suo. Doveva essere un uomo positivo, buono, consapevole della propria provvisorietà e della grandezza e meraviglia della Natura.
RispondiElimina:-)
p.s.
Scusami se latito un po' in rete ma ultimanmente ho pochissimo tempo da dedicare alle cose che desidero fare.
Un caro saluto!:-)
Molto bello tutto: I versi di Vološin, gli acquerelli, i testi di Czaeteva e quello di Andrej Balyj. (Solo il ritratto del poeta mi ha un po’ deluso. Me lo ero immaginato completamente diverso).
RispondiEliminaCredo che sia stato un uomo fortunato. Non dirò cosa penso della sua poetica.
Gli acquerelli hanno qualcosa di giapponese.
Buona domenica, e hold fast: 10 settimane alle vacanze di Natale :-)
Sì, non te lo immagini corpulento e con i ricci ribelli!:)
RispondiEliminaPer il resto, non è solo la scuola a impegnarmi in questo periodo. Pensa che non leggo un libro ccelto da me e per puro piacere da più di un mese! E' una sofferenza. Anche questo post è una rielaborazione di un altro pubblicato su un mio vecchio blog ( proposto per non lasciare Giuliano da solo )
Spero di riuscire a leggere i tuoi post tra una decina di giorni. Sono curiosa di vedere come hai maltrattato la strega:-)
Un caro saluto:-)
Cara gemellina, sei sempre fonte inesauribile di piccole perle, scrigni di scritture in purezza. Quel che mi ha colpito di più, oltre all'elegante semplicità dei dipinti è stata una frase della Cvetaeva, degna di un filosofo dell'antica Grecia, quando scrive: "Maks non dava il suo consenso all’inimicizia e, così facendo, disarmava una persona.". C'è di che riflettere.
RispondiEliminaSì, hai scelto una delle espressioni più significative:-)
RispondiEliminaBaci, gemellina e scusami se mi faccio sentire poco. Non vedo l'ora che questo ottobre pesantissimo finisca!!