Lunedì mattina ho scoperto di colpo che nella mia casa abitano molti cani, non come si pensa di solito, cioè cani da padrone da guardia o da compagnia, proprio cani che hanno in mano il loro regolare contratto d'affitto. Gli inquilini sono loro. Al quinto piano c'è da oltre cinque anni una coppia di Schnautzer che mi salutano quando vanno al mercato, tenendo al guinzaglio una bambina fulva. Sono fra gli inquilini più anziani e se non si tolgono il cappello o mi aprono la porta è perché, come si dice, sono dei diversi, tutto qui. Al sesto c'è una lupessa nera, giovane e su di giri, di quelle che però ci tengono alla forma: ogni volta che la incontro solleva la zampotta come se dovessi baciargliela. Mi sembra eccessivo, mi scosto semplicemente e accenno a un inchino. Al secondo, Scala A, vive un bestione tutto muscoli che sfreccia via trascinandosi una signora col cappello (prima il contratto era intestato a lei) che fa resistenza, punta i piedi, cerca di attardarsi sotto il portone per fare due chiacchiere.
Questi nuovi inquilini prediligono l'ascensore, e sono di solito allegroni. Fare «bù!» per scherzo all'una di notte è uno dei loro giochi preferiti, come trotterellare per le scale con il guinzaglio sciolto che fa tic tic tic, o muovere le grandi orecchie fissandoti con occhi tristi nell’attesa sculettante che una porta si apra. Inquilini felici e non malevoli, custodi neanche tanto zelanti delle serrature e dei chiavistelli, delle chiavi doppie e triple, degli impianti antifurto, del «chi è?» soffiato con titubanza dietro la porta dell’appartamento. E' gran brava gente e al prete che viene a benedire la casa non fanno mai mancare una busta di Fido. I tre squisiti Raf-Terrier del settimo, marito moglie e nipotino, hanno anche due gatti, un tigrato di razza londinese e una soriana castrata di tre anni. Anche loro, come i padroni Terrier, leggono ogni mattina «Il cane nuovo» e appena possono sgusciano fuori fra le sbarre del cancello, per andare a messa.Diffido solo di un volpino col collare, un frociarolo nouveaux-riche che mi guarda di traverso; spesso, rientrando, scorgo nella sua cassetta delle lettere «Zampa continua».
Giovanni Gandini, Caffè Milano. Edizioni Scheiwiller / All'insegna del pesce d'oro, 1987
(le tazzine sono opera di Eleonor Bostrom)
Grazie per la domenica iniziata con un sorriso 🤗
RispondiEliminaGandini è il libraio milanese inventore di Linus :-)
EliminaLa creatività quando è intrigante. :)
RispondiEliminanon so se Gandini si possa definire come scrittore :-) i suoi scritti sono molto occasionali, comunque sempre piacevoli. La sua libreria, Milano Libri, era in via Verdi: vale a dire, su una delle due vie che fiancheggiano la Scala. Io non ci passo da molto tempo, quindi non so dirti come è adesso. Come è Linus adesso penso che lo saprai anche tu...
RispondiElimina