(Francia 1475, il Sagittario) |
A questo punto intervenne Fellini: il pretino, continuando così, gli avrebbe rovinato tutto quanto. « Sì, zio Nardu, tu devi convertirti - disse il regista. - Sono venuto apposta da Roma per parlare con te. Ma, per dimostrarti la sua benevolenza, la Chiesa ti dà il permesso di diventare bestia ancora una volta.»
A quelle parole zio Nardu si rianimò, fece una grande risata, poi si mise a parlare velocemente, non si capiva una parola, sembrava recitasse una filastrocca di nomi messi insieme senza nesso. All’improvviso cominciò a nitrire, non a emettere suoni simili a nitriti, ma a nitrire veramente come un cavallo. Ben presto avvenne una metamorfosi mostruosa. La faccia divenne un muso, il muso si allungò a vista d’occhio assumendo fattezze equine; gli occhi si ingrandirono, divennero interamente neri e lucidissimi, appunto come gli occhi dei cavalli, le orecchie si spostarono in alto, così da sporgere dalla sommità del capo. Perfino il corpo, sembrò a Fellini, acquistava un certo che di cavallino. Allora, sempre cacciando altissimi nitriti di gioia, l’uomo-cavallo cominciò a scalciare furiosamente. E il pretino a recitare le formule sacre dell’esorcismo. Fino a che l’altro si quietò e nel giro di pochi secondi riacquistò sembianze umane.
Al termine dell’inusitata scena, Fellini si trattenne a discorrere con zio Nardu. «Spiegami un po’ - gli chiese - perché ti piace fare il cavallo?». « Ma il cavallo è più buono, è più onesto degli uomini - rispose il vecchio con entusiasmo - Non c'è niente di più bello di un cavallo. Sì, per questo io voglio diventare un cavallo. Sì, sì, io sono un cavallo. » Zio Nardu è morto recentemente, del tutto felice perché nella suprema agonia aveva avuto una delle sue crisi, tramutandosi in destriero. E i suoi ultimi rantoli furono nitriti. Un matto, insomma, ma fuori della norma dei matti. Del resto, mi ha fatto notare Fellini, la pazzia in certi casi è “materializzante” cioè l’uomo finisce per assomigliare alla persona o alla cosa in cui si illude di essere trasformato. Così c'è il pazzo che può assomigliare a Napoleone, il pazzo che assume le forme di un uccello e così via. (...)
Dino Buzzati, da "I misteri d'Italia", edizione Mondadori 1978. (pubblicato sul Corriere della Sera nell'agosto 1965)
Dino Buzzati, da "I misteri d'Italia", edizione Mondadori 1978. (pubblicato sul Corriere della Sera nell'agosto 1965)
Fellini è proprio il regista?
RispondiEliminasì, negli anni di Giulietta degli spiriti
EliminaUno dei suoi migliori...
EliminaFellini racconta che in quegli anni, fino al 1970, ebbe numerose esperienze "fuori dal normale" e anche una crisi personale di ispirazione, poi risolta. Sarebbe comunque interessante sapere qualcosa di più su zio Nardu...
EliminaDa lì nacque una collaborazione Buzzati-Fellini che portò alla sceneggiatura del "Mastorna", il leggendario film purtroppo rimasto incompiuto.
RispondiEliminaè anche un periodo di crisi e di dubbi per Fellini, e di frequentazione dell'occulto; nelle pagine successive Buzzati racconta dell'incontro di Fellini con Gustavo Rol
EliminaBellissimo! Credo di avere la raccolta degli scritti di Dino Buzzati nella biblioteca dove lavoro. Piccoli tesori.
RispondiEliminaio sono cresciuto leggendo Buzzati (scriveva anche per il Corriere dei Piccoli, mai banale) e quindi faccio fatica oggi quando sento dire "grande scrittore" a questo e quello...
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