"... Ritiratasi nella sua camera, chiamò la nutrice e le disse : - Mi ha preso il tarlo del domani e non riesco più a vivere come gli uomini semplici. Dimmi, dunque, nutrice, come posso avere potere sul tempo? La nutrice, udite queste parole, si lamentò come il vento che porta la neve. E disse: - Che disgrazia, un tarlo è entrato nel tuo midollo e non c'è rimedio che guarisca il pensiero! Ma dato che vuoi il potere e benché il pensiero sia più freddo dell' inverno, esso ti accompagnerà fino alla fine della tua vita.
La principessa si sedette nella sua stanza della casa di pietra e pensò al pensiero.
Sedette lì nove anni e l'acqua batteva sulla terrazza e i gabbiani gridavano attorno alle torri ed il vento muggiva nei camini della casa. Per nove anni non uscì e non vide i cieli aperti, né gustò l'aria. Non ascoltò parola da nessuno e non guardò né a destra né a sinistra, ma pensò solo al pensiero del domani.
La nutrice le dava da mangiare in silenzio.
La principessa prendeva il cibo con la mano sinistra e mangiava senza grazia alcuna o piacere."
da La canzone del domani di R.L.Stevenson in "Favola crudele" ed. Fiabesca
dipinto di Felice Casorati |
Non si sa se invidiarla per la capacità di concentrazione o compiangerla per una scelta così radicalmente intellettuale.
RispondiEliminaPerò l'ultima frase, quel mangiare senza grazia alcuna, la condanna. :-)
E' un passo molto bello perché riassume efficacemente un atteggiamento diffuso, quello di trascurare ciò che si è e si ha per, invece, proiettarsi continuamente in una dimensione diversa da quella che ci è toccata in sorte. La frase che hai indicato è rivelatrice di ciò che il tarlo del domani erode.
RispondiElimina:-)
Favola ben più crudele di quanto capitava alla donzelletta di leopardiana memoria; un parallelismo che mi sorge spontaneo, complice il fatto che il Leopardi, ai miei tempi, lo si studiava per mesi.
RispondiEliminaE' un tema molto caro al Nostro, infatti. Penso a come faccia dipendere l'insoddisfazione proprio dalla capacità di immaginare e di proiettarsi dunque in un temmpo diverso dal presente.
RispondiElimina