I milanesi come in ogni
Milano del mondo si dividono in chi ama i gatti e in chi non li può
soffrire.
Io sono neutrale come
l’ispettore Derrick, senza indulgere a «micino, micio, micino» e
senza spaventarmi per due sgraffi su una tempia. Non condivido il
vecchio detto lombardo «guardàss dai gatt saràa dent in d'ona
stanza» perché anche il gatto rimasto chiuso in casa, in un
castello o dietro un balcone di gerani non vede l’ora di rifare
amore e amicizie, di avere qualcuno con cui parlare. A chi dice
«miao, mau» se non all’uomo? Ai suoi simili canta e civetta di
gioia o dolore ma il «miao» lo serba per la casa e la famiglia in
cui vive.
Ho uno zio di Rozzano che
ha due gatti: una soriana riscattata da una sezione socialista
dell’Arco della Pace e Cipria, figlia di frontalieri sardi
imparentati con Veronica Lake. La gatta socialista è una pentita di
gran lusso, incerta se scegliere bocconcini « tris-menu» o pasti
bilanciati e arricchiti già pronti per « il consumo a temperatura
ambiente». Cipria è una lince bianco-nera-arancio che agguanta le
spalle a tradimento ma non smentisce il detto «vèss lèst come un
gatt de marmo» per la sua rotonda pigrizia, l’indolente
predilezione per divani, angoli teneri e sculture d’autore che lo
zio tiene in giardino, simili ai preziosi graniti informali delle
piazze milanesi. Rozzano è la pista per Pavia, città dai gatti
cauti, incerti se salutare o tirare diritto, se acquistare fegatini
alla Esselunga o cuccarli a un cane schizzinoso. Ma i due gatti di
mio zio hanno imparato dal Cherubini che «insegnà ai gatt a röbà
el lard» è un modo di dire superato dal neoriflusso. Oggi i gatti
si allacciano il tovagliolo intorno al collo e battendo le posate sul
tavolino dicono soffiando: « E' già l’una e mezza!». Poi ben
grassi e nutriti corrono a prendere a pugni moschini e farfalle. Il
loro grande amico è il piccione ma ogni volta che lo invitano a
giocare lui storce la testa e trova una scusa. Perdere un piccione
non è grave ma perdere un gattino sì. Se vi capita fate un annuncio
sul giornale, la città è piena di amorevoli signore che vi daranno
un consiglio. Chiamatelo quando è notte fonda, dicono, e i rumori
spenti. Sentirete allora il miagolio lontano del micio sperduto e
riuscirete a salvarlo. C'è anche la possibilità che il gatto
scomparso sia al bar.
Giovanni Gandini,
"Neutrale sui gatti" da "Caffè Milano", Edizioni
Scheiwiller / All'insegna del pesce d'oro, 1987 ; pag. 25-26
(Giovanni Gandini, libraio
milanese, è stato l'ideatore ed editore del mensile "Linus")
(il disegno è di Louis Wain; la cartolina postale qui è sopra è una Rotograph del 1915)
Non sapevo che Gandini fosse l'ideatore di Linus, ma quel mensile lo conosco bene (ha accompagnato la mia gioventù). Quasi 30 anni son passati dal suo racconto sui gatti. Meglio non dirgli che oggi alcuni di loro non mangiano fegatini dell'Esselunga ma addirittura solo costosissime crocchette "Urinary", per evitare fatali complicazioni renali. Ma, cosa non si farebbe per questi nostri amici? (almeno nel mio caso, si fa, si fa, eccome!)
RispondiEliminaGandini ha diretto Linus fino alla cessione della testata alla Rizzoli, più o meno dal 1965 al 1972-74 (non ricordo la data giusta). Sono stato solo due o tre volte nella sua libreria, in via Verdi (di fianco alla Scala, lato opposto alla biglietteria), ho comperato un magnifico Little Nemo che ancora conservo con cura (formato enorme, a colori), sua moglie voleva farmi pagare il cappello ("il cappello però è mio" le ho detto alla cassa, e lei ha risposto in perfetto stile Linus). Poi Gandini ha continuato a scrivere e fare disegnini buffi, su Linus, su Repubblica, qui e là.
EliminaUn mio conoscente sospetta che nei croccantini mettano qualcosa, non dico droga ma magari l'erba gatta: cosa ci troveranno di speciale, per snobbare la pelle del pollo allo spiedo?