venerdì 16 febbraio 2018

Mucca e mosca (e bambini)

(Benozzo Gozzoli)

(...) allora Brigid Beg afferrò la mano destra della Donna Magra, e poco dopo Seumas le strinse gentilmente la sinistra, e questa muta richiesta di protezione e di conforto richiamò ancora una volta la donna da quelle vallate della collera che stava così impetuosamente attraversando.
Mentre proseguivano senza fretta, scorsero una mucca che se ne stava accosciata in un campo, e alla vista di quell’animale la Donna Magra si fermò pensierosa.
- Tutto - disse - appartiene al viandante.
E inoltratasi nel campo, munse la mucca e ne raccolse il latte in un secchio che aveva con sé.
- Chi sa chi è il padrone di questa mucca - disse Seumas.
- Forse - disse Brigid Beg - non ha padroni.
- La mucca è padrona di se stessa, - disse la Donna Magra - perché nessuno può essere padrone di una cosa viva. Sono sicura che ci dà il suo latte molto volentieri, perché noi siamo gente modesta e sobria, senza ingordigia e senza pretese.
Non appena libera, la mucca tornò ad accosciarsi nell'erba e riprese il suo ruminare. Poiché cominciava a far freddo, la Donna Magra e i bambini si raggomitolarono contro il corpo caldo della bestia. Tirarono fuori dalle bisacce qualche pezzo di pane e si misero a mangiare, bevendo tutti contenti il latte dal secchio. Ogni tanto la mucca si voltava a guardarli benevolmente, dando loro il benvenuto nel nido dei suoi fianchi ospitali. Aveva uno sguardo mansueto, materno, e le piacevano molto i bambini. I due piccoli smettevano continuamente di mangiare per stringere tra le braccia il collo della mucca, per ringraziarla, far le lodi della sua bontà, e per mostrarsi a vicenda le molte meraviglie del suo aspetto.
- Mucca, - disse Brigid Beg in estasi - ti amo.
- Anch’io - disse Seumas. - Hai visto come ha gli occhi?
- Perché la mucca ha le corna? - disse Brigid.
Allora lo domandarono alla mucca, ma quella sorrise e non disse niente.
- Se una mucca parlasse, - osservò Brigid - che cosa direbbe?
- Facciamo le mucche, - rispose Seumas - così lo sapremo.
Allora diventarono mucche e mangiarono qualche stelo d’erba, ma si accorsero che quando erano mucche non avevano voglia di dire nient'altro che «muuhh», e conclusero che anche le mucche non avevano voglia di dire altro che quello, e li colpì il pensiero che forse non valeva la pena di dire altro.

(dipinto di Rosa Bonheur, 1822-1899)
 
Una mosca gialla, di forma allungata e sottile, era in viaggio da quelle parti, e si posò sul naso della
mucca per rilassarsi un momento.
- Benvenuta - disse la mucca.
- E una notte magnifica per viaggiare, - disse l’insetto - ma da soli ci si annoia. Non hai visto in giro nessuno dei miei?
- No, - rispose la mucca - stanotte non si vedono che scarabei, ed é difficile che quelli si fermino a far due chiacchiere. Tu sì che devi fare una bella vita, sempre in volo a divertirti di qua e di là.
- Tutti abbiamo i nostri guai - disse l’insetto con voce malinconica, e cominciò a pulirsi l’ala destra con le zampe.
- Succede anche a te che qualcuno si appoggi contro la tua schiena, come stanno facendo questi tre contro la mia, o che ti rubi il latte?
- Ci sono troppi ragni in giro - disse l’insetto. - Li trovi sempre dappertutto: se ne stanno acquattati nell'erba e ti balzano addosso. A furia di aguzzare la vista mi sono venuti gli occhi storti. Sono brutti tipi, voraci, screanzati e intrattabili, tremendi, veramente tremendi.
- Li ho visti, - disse la mucca - ma a me non hanno mai dato fastidio. Spostati un po’ più in su per favore, che voglio leccarmi il muso: è strano, questo pizzicorino che non mi dà pace. -
La mosca si spostò un po' più su.
- Se tu fossi rimasta dov’eri, continuò la mucca - e io ti avessi colpito con la lingua, credo proprio che saresti bell’e andata.
- Non mi avresti potuto colpire con la lingua - disse la mosca. - Lo sai che mi muovo in fretta.
Al che la mucca, sorniona, si passo la lingua sul muso. Non vide muoversi l’insetto, ma già quello svolazzava sano e salvo a qualche centimetro dal suo naso.
- Hai visto? - disse la mosca.
- Ho visto - rispose la mucca, e scoppio in un muggito di ilarità cosi improvviso e potente che l’insetto fu soffiato lontano da quella raffica, e non tornò mai più.

(James Stephens, La pentola dell'oro, cap.XVII traduzione Adriana Motti, ed. Adelphi)

(Van Gogh, 1883) 

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