domenica 10 settembre 2017

Les adieux, l'absence, le retour



La stazioncina era deserta, a quell'ora. Uscii nel piccolo spazio che la fronteggiava. Era un giardinetto con due palme e due panchine, limitato da una siepe di pitosfori che mandavano un forte profumo. Oltre la siepe si intuiva il mare. Il terreno era cosparso di sabbia e di ciottoli di mare. Era proprio una stazioncina della Riviera come l'avevo sempre immaginata. Vidi passare un treno a tutta velocità. Era diretto in Francia, non c'era dubbio, e la Francia era oltre le luci del golfo. (...) 

Mi sedetti su una panchina di legno, proprio sotto una palma, e guardai in alto. C'era una luna all'ultimo quarto, ed era bianca come il latte. Cercai in un altro angolo del cielo, e vidi una stella che mi era cara. Allungai le gambe, appoggiai la testa allo schienale e rimasi a fissare il cielo.
La musica arrivò dal fondo della piccola discesa costeggiata dai pitosfori. La riconobbi, era una melodia di Beethoven intitolata Les adieux, l'absence, le retour ( qui ).

Vidi venire avanti uno strano individuo. Portava una marsina spiegazzata, un cilindro bianco, e imbracciava un violino. Era scalzo. Arrivò davanti a me e si tolse educatamente il cappello. Buonasera, disse, benvenuto in questa stazioncina della Riviera dove forse lei sognava di arrivare un giorno. Mi chiese il permesso e si sedette accanto a me.

Antonio Tabucchi, Per Isabel , ed. Feltrinelli
                                 Un mandala





10 commenti:

  1. Questi post a sorpresa, buoni come cioccolata, sempre di buon gusto, che mi diverto a leggere cercando fin dalle prima parole, l'epoca e il nome dello scrittore. Meno indovino più mi diverto :-)

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  2. mhmm... a chi potresti aver pensato? Sono curiosa! :-)

    Ho finito stamattina di leggere "Per Isabel"; è uno scritto postumo, anche se terminato da Tabucchi negli anni Novanta e lasciato poi nel classico cassetto. E' un romanzo insolito che si sviluppa, per percorsi concentrici, intorno a una centro, una donna, Isabel. Il romanzo ha un po' la struttura di un mandala. Tra le cose più belle che ho trovato c'è una considerazione sulla mancanza di limiti dell'universo e sull'insufficienza dei nostri metodi tradizionali di orientamento. I punti cardinali, si dice, non sono quattro, ma infiniti, come in un cerchio..
    :-)

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    1. Ero disorientata, Tabucchi no, non l'avrei detto. Mi piace molto, naturalmente, quante cose anche sue non conosco. ;-)

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    2. Sì, sarei stata in difficoltà anch'io. Conosco di Tabucchi solo i suoi scritti più noti. Ti consiglio, se posso permettermi di farlo, di leggere "Viaggi e altri viaggi". Non è un romanzo ma il racconto di alcuni luoghi visitati e restituiti con una sottile, piacevolissima vena lirica .
      Ciao!:-)

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  3. Felice di ritrovarti, Amica carissima! Cominciavo a preoccuparmi...
    E occhio che fra qualche giorno farò una nuova bella sorpresa a chi ama la mia scrittura... :-))
    Ciao!

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  4. Va tutto bene, Nick! Contenta di vederti qui, aspetto la sorpresa che farai di là:-)

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  5. Che meraviglia questa scrittura piana e carezzevole...

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  6. Sì, e poi ci sono diversi elemementi che concorrono a determinare quel tempo indefinito, sospeso, che spesso si ritrova nei suoi scritti : la stazione, la panchina, un'entità sconosciuta eppure familiare..

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  7. Non so spiegarti l'esatta ragione ma questo stralcio mi ricorda quadri di Chagall, forse per la situazione, non certo per gli elementi descritti. In tutti i casi molto suggestivo.

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  8. forse perchè è surreale sì ma mite, tenero, sereno, non genera inquietudine.
    :-)

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