Ceneri fredde avvolgevano, nel ghiaccio dei monti, la Sicilia, e il sole non si era levato, non si sarebbe più levato. Era notte senza la calma della notte, senza il sonno; per l'aria volavano corvi; dai tetti, dagli orti partiva ogni tanto uno sparo.
- Cos'è? - chiesi a mia madre.
- Mercoledì, - mia madre rispose.
Essa era tranquilla, di nuovo con la sua coperta sulle spalle, con gli scarponi da uomo ai piedi, ma d’umor chiuso, negata a parlare.
- Oggi riparto, - le dissi.
Mia madre si strinse nelle spalle; seduta con sul capo la cenere che avvolgeva la Sicilia.
- Ma che cos’è? - gridai.
Mi alzai e uscii sul pianerottolo, e mia madre lentamente mi seguì. Era come se mi sorvegliasse.
«Pam! » fece un fucile.
- A che tirano? - io chiesi.
Mia madre s`era fermata sulla porta e guardava in alto, dove volavano i corvi.
- A loro? - chiesi io.
- Sì, a loro, - mia madre rispose.
- Ridono, - io osservai.
- Non t’è passata la sbornia? - disse mia madre.
La guardai; essa era lì, ripeto, come se mi sorvegliasse.
- Avevo la sbornia? - chiesi.
- Non lo sai nemmeno? - disse mia madre. - Sei tornato preciso come tuo padre quando tornava con la sbornia. Nero. E sei andato a gettarti sul mio letto, mi hai fatto dormire sul sofà.
Scoppiò un’altra fucilata.
- Io non capisco che vi succede, - mia madre continuò. - Tuo nonno cantava e scherzava quando aveva bevuto.
Una quarta fucilata si alzò da un orto, una quinta seguì, ma i corvi volavano sempre invulnerabili per l’alta cenere del cielo, e non cambiavano mai traiettoria, e gracchiavano, ridevano.
- Perché questi corvi? - esclamai.
Ora mia madre era diventata attenta, guardava aspettando che qualcuno degli uccelli cadesse.
- Ma davvero tirano a loro? - io le chiesi.
Una sesta, una settima fucilata fallirono, e mia madre si stizzì.
- E' inutile. Non li pigliano, - disse.
Rientrò in casa e tornò di corsa con una doppietta, si mise a sparare anche lei.
«Pam! Pam!»
Ma nulla alterò l'irraggiungibile volo dei corvi.
- Ridono - io osservai.
«Pam! Pam! Pam!» mia madre rispose.
Allora si alzò una voce di grassa donna dal piede della scaletta e portò un annuncio a mia madre, le gridò, fra gli spari e i corvi: - Madre fortunata!
(Elio Vittorini, da Conversazione in Sicilia, pag.320-322 ed. Rizzoli 1999)
(disegno di Albert Weisgerber, inizi '900)
(disegno di Albert Weisgerber, inizi '900)
I corvi che ridono è una bellissima immagine.
RispondiEliminaè l'unico libro di Vittorini che ho letto, l'ho scoperto anni fa grazie a un film di Straub-Huillet, molto fedeli nei dialoghi. Mi viene da dire che ci si dimentica troppo spesso dei nostri migliori scrittori, spesso a scapito di autori mediocri: la legge del consumismo, i libri come merce, e la perdita delle librerie condotte da persone appassionate, dove potevi trovare di tutto.
RispondiEliminaIo ricordo con particolare affetto una libreria in Galleria Passarella a Milano (vicino a San Babila) che frequentavo anni fa. C'era un giovane commesso studente universitario che era un vero libraio, un appassionato che sapeva consigliare. Una perla rara oggigiorno.
RispondiEliminaio ho passato ore intere dentro la libreria Accademia in Galleria... c'era tutta la storia dell'editoria italiana, trovavo anche i libri di inizio Novecento. Adesso mi devo accontentare del Libraccio, ma non è la stessa cosa. (magari ci siamo anche incrociati, nel corso degli anni)
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