lunedì 10 luglio 2017

Tutta colpa del diavolo


Ho già detto che le taccole serbano una profonda memoria delle persone che hanno provocato la loro rumorosa reazione aggressiva, cioè delle persone che le hanno prese in mano; ciò mi fu di grave ostacolo quando volli mettere l’anello alla gamba delle giovani taccole della mia colonia; se provavo a prenderle dal nido per contrassegnarle con gli anelli della stazione ornitologica, non potevo evitare che le vecchie taccole, vedendomi, intonassero subito un furioso e rumorosissimo concerto.
Come potevo dunque impedire che la causa di questa operazione imprimesse negli uccelli una permanente paura della mia persona, che avrebbe enormemente ostacolato le mie ricerche? La soluzione era semplice: dovevo travestirmi. Ma come? Anche per questo c’era una soluzione assai semplice e a portata di mano in una cesta su in soffitta, una soluzione che si prestava assai bene allo scopo, anche se di solito vi si ricorreva solo per carnevale: un magnifico costume da Belzebù, con fitto pelo e una maschera che copriva tutta la testa, con corna e lingua e con un'imponente coda a ciuffo che sporgeva fuori abbondantemente. Che cosa avreste pensato una bella mattina di giugno udendo improvvisamente un selvaggio gracchiare proveniente dal tetto di una casa, e scorgendo lassù un diavolo con corna, coda e artigli, la lingua penzoloni, certo per il caldo, che scalava un camino dopo l’altro circondato da uccelli neri che strillavano in modo assordante? Credo che l'impressione generale facesse passare inosservato il fatto che il diavolo saldava con una pinza anelli di alluminio intorno alle zampe delle giovani taccole, riponendole poi delicatamente nel nido. Solo a operazione finita mi accorsi che giù in strada si era addensata una folla di persone che mi guardavano non memo allibite di quei turisti che a Pentecoste si erano fermati al di là della siepe. Ma se mi fossi fatto riconoscere sarebbe fallito in pieno lo scopo della mia operazione, e quindi mi limitai a scodinzolare amichevolmente prima di scomparire nella finestrella della soffitta.
(Konrad Lorenz, L'anello di Re Salomone, pagine 160-165 ed. Oscar Mondadori 1977, trad. Laura Schwarz)
(la taccola, un uccello piuttosto piccolo, è una variante del corvo e della cornacchia; la foto viene da Wikipedia) (è probabile che il costume a cui fa riferimento Lorenz sia quello da "krampus", lo spaventabambini dei paesi di lingua e cultura tedesca; come questo qui sotto)


4 commenti:

  1. Si parla del diavolo... e spunta la coda! ;) Anche nel mio blog si è parlato parecchio di diavolo in tempi recentissimi. Avevo letto L'anello di re Salomone, ma non mi ricordavo proprio di questo passaggio. La scena con la folla che guarda a bocca aperta dev'essere stata esilarante. Nel Medioevo però avrebbe rischiato grosso.

    RispondiElimina
  2. nei giorni scorsi mi è toccato prendere una gattina e mandarla dal veterinario... avrei voluto poter usare lo stesso trucco di Lorenz, ma non era possibile...
    Quando Lorenz parla del "fatto successo a Pentecoste" si riferisce a un'altra scena ancora più buffa, ma quella è famosissima :-) (con gli anatroccoli)

    RispondiElimina