- Sì?
- Che cosa sono i dugonghi?
- Sono dei mammiferi che vivono nell'acqua, un po' come i vitelli di mare: belli sai, simpatici e anche molto intelligenti. Mangian solo verdura, e se non li infastidisci son mansueti.
- E i lamantini?
- Come i dugonghi, ma un po' più piccoli. Poi hanno la coda arrotondata, a spatola, laddove i dugonghi ce l'hanno più simile a quella dei cetacei, con due punte.
(...)
- Siediti Ernestin, ti racconto una storia. C'erano una volta dei mostri marini che avevano forma di uccello con la testa di donna: erano le Sirene, terrificanti alla vista ma con una voce così dolce che tutti i naviganti che l'udivano non potevano fare a meno di dirigersi verso gli scogli dove quelle avevano il nido; i più facevano naufragio contro le rocce, ma i pochi che sbarcavano avevano fine peggiore, giacché le Sirene li divoravano. Questa storia continuò a spaventare i marinai per secoli e secoli, finché alcuni viaggiatori, sulle coste orientali del Mar Rosso, si imbatterono per la prima volta nei dugonghi. Ora devi sapere che i dugonghi emettono un grido prolungato che, soprattutto da lontano, sembra un pianto di donna: e quel che è più singolare, di donna giovane e bella, loro così goffi e deformi. Visti e sentiti i dugonghi, quei viaggiatori non ebbero alcun dubbio di aver incontrato le Sirene, ed è per questo che i naturalisti, sulla base di relazioni successive, crearono per quei mammiferi l'ordine dei Sirenii, al quale secoli dopo vennero ascritti anche i lamantini, non per altro detti così che per il fatto di "lamentarsi"... Così a poco a poco, nella fantasia delle genti l'immagine della donna-dugongo, o della donna-lamantino, si è sostituita a quella della donna uccello, anche perché di donne-uccello c'erano già le arpie: e mentre queste son diventate sempre più laide e crudeli, le sirene sono state pensate sempre più dolcemente, come creature deliziose nel cui seno sprofondare e disciogliersi di voluttà ineffabile...
- Che vuol dire ineffabile?
- Che non può essere detto, tanto è bello e divino.
O tanto è brutto...
Michele Mari, La stiva e l'abisso, ed. Einaudi
Una piccola perla questo post. Sapevo (vagamente) dei dugonghi ma non lamantini e che bella questa associazione alle sirene!
RispondiEliminasì, è un passo suggestivo. Bello anche quel "...loro così goffi e deformi": mi fa pensare al celebre "Albatros" di Baudelaire.
Elimina:-)
Amo tanto la parola "ineffabile"
RispondiEliminaSì, è una parola indefinita e dunque poetica,connotativa, rivelatrice dei limiti della denotazione
RispondiEliminaStai leggendo questo romanzo di Mari? Credo che sia quello che lui ama di più, o considera il migliore. Io invece ci avevo trovato un po' troppa maniera (un po' troppa anche per Mari...).
RispondiEliminaHo guardato su Wikipedia e ho visto che sia dugonghi che lamantini sono classificati "vulnerabili". A volte penso che non sarebbe un male se la specie umana si estinguesse (in realtà lo penso abbastanza spesso, non ho molta simpatia per la specie umana) :-)
Sì, la lettura va a rilento ma va. Bonaccia per la nave e per il lettore. C'è stato un momento in cui mi sono stancata anch'io e ho sospeso per qualche giorno la lettura. Poi il libro mi ha chiamato e io ho l'ho ripreso in mano: perchè sottrarsi alla malia dell'abisso ( o del vortice: di parole, figure, fantasie, immagini, rimandi... ) ? Penso che Mari si sia divertito molto. Probabilmente, scrivendo, non si è posto più di tanto il problema delle reazioni del lettore e questo non mi dispiace affatto.
RispondiEliminaA proposito della specie umana, il tuo inventario dei vizi la dice lunga sul grado di perniciosità dell'umana specie. Gli animali saranno attenti a delimitare il proprio territorio e a cacciare per sopravvivere ma nulla di più.