del rumore e del troppo pieno
Quando - se non tutta, una buona parte dell' umanità - si sarà resa conto dell' importanza che il silenzio e il vuoto presentano per la creazione e la fruizione artistica, forse molte incomprensioni attuali cesseranno o si attenueranno. Silenzio, ovviamente dentro all' opera musicale; vuoto spaziale dentro a quella visiva. E questo vale non da oggi ma da sempre: pensiamo al vuoto «invisibile» di una gigantesca piramide; (…) al grande vuoto d' una cattedrale barocca. E pensiamo al silenzio nelle pause di un preludio di Bach ( qui ) o di un brano di Webern (qui ), per non parlare del silenzio nell' opera 4' 33" di John Cage, (qui ) (…) e ancora a certi «silenzi» in alcuni lavori di Beckett e di Antonioni. (…).
Ecco, allora, (…) dovremo esercitarci a ritrovare - dentro e attorno a noi - quel silenzio (…) che ci permetta (… ) di assaporare finalmente tutto ciò che rimaneva coperto dal «rumore» o dal «troppo pieno» di una «inciviltà» come la nostra.
Gillo Dorfles (13 luglio 2008) - Corriere della Sera
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Vladimiro e Estragone |
Beethoven è tutto costruito sui silenzi (sulle pause) - sembra incredibile, ma è vero. Se si hanno dubbi, basterà ascoltare gli ultimi quartetti.
RispondiEliminaMa è vero per tutta la musica, i pianissimi, le pause, fanno risaltare tutto il resto.
Sì, infatti, e più le pause sono accentuate, più chi ascolta finisce per seguire in modo più intimo la musica, o, almeno è quello che succede a me; penso adesso anche alla musica monodica o, se vuoi, a quella minimalista.
RispondiEliminaIo quel silenzio lo cerco di continuo
RispondiEliminama lei parla sempre, è una macchima parlante
un altoparlante semovente
e io non ne posso più.
Questo è un nodo avviluppato!!! ( qui )
RispondiElimina:-)
Ciao Giacinta,
RispondiEliminaapprofitto di questo tuo bel post, così adatto, peraltro, a questi giorni per farti i miei più sinceri auguri di buone feste e di buon anno, sperando che sia un buon anno per tutti. Ti auguro di passare nel migliore dei modi questi ultimi giorni dell'anno e di iniziare bene il prossimo.Un carissimo saluto e, ovviamente, buone letture.
Raffaele
Grazie, Raffaele! Sei gentilissimo, è questo davvero un tuo tratto distintivo:-) Ricambio con affetto gli auguri e spero ogni cosa bella per te e per i tuoi cari:-)
RispondiEliminaQuesta bella dissertazione mi ricorda l'altra, sul tempo e la lentezza (tuo post sulla barba del bosco). A volte mi viene d'istinto quel movimento, dell'alzare un telecomando invisibile per togliere completamente l'audio a quanto ho intorno. In questi giorni però, sto ritrovando il sapore del silenzio (nei luoghi in cui mi ritrovo, come tu sai). Auguri cari di buone feste e che il 2018 sia migliore del 2017, insomma un anno in gamba! ;-)
RispondiEliminaE' un tema a cui sono molto sensibile, forse perché mi è sempre piaciuto osservare, pensare, immaginare: per farlo c'è bisogno di silenzio:-)
RispondiEliminaTantissimi auguri a te e ai tuoi cari, gemellina:-)
( ...sì, "un anno in gamba", visto l'infortunio alla caviglia, è il miglior augurio che potessi farmi:-)