mercoledì 14 giugno 2017

Bucoliche


BUCOLICHE
(Virgilio Gauna?)
da "Golem L'indispensabile", on line 2001-2003...

1.
Il soffio dell'oca
fa rima col gatto:
quell'oca boriosa
infuriare ho fatto.
Si gonfia e la temo:
non è che son scemo,
è un'oca assai grossa,
da rabbia commossa.
Apre le ali e soffia
s'avanza con grande sdegno
teme che il mio disegno
la porti giù nella fossa.
Non sa che non lei cercavo;
e chi cercavo non trovo
suono e risuono invano
mi siedo e di qui non mi muovo.



2.
Il tacchino impettito s'avanza,
fa la ruota, che questa è l'usanza,
o in terra raspa e borbotta glu glu.
E' una pita che ruota e gloglotta,
che ti guarda curiosa e rimbrotta,
non capisce quel tuo portamento:
chi ti credi, il padrone del mondo?
E' perplesso il pennuto, e sbadiglia;
poi col becco una piuma assottiglia
e i bargigli gli vanno su e giù.
Questa porta, in campagna, m'aprite,
che continuo ad andare su e giù?
Che già l'aia tre volte ho percorsa,
che tre volte già il cane m'abbaia,
quante bestie ci son qui nell'aia.



3.
La gallina. E quello lì è il gallo.
Di pulcini ne vedo una frotta,
questo è nero e quello lì è giallo.
Il tacchino, quell'oca boriosa,
che ora tace e ormai più non m'assale;
di lontano grugnisce il maiale
e le vacche son giù nella stalla.
Oramai la conosco a memoria,
questa casa colonica gialla.
Chi vi abita è cara persona,
e che sempre più spesso mi manca.
Io son stato assai tempo lontano,
ora torno e ci porto pazienza.
(saran fuori a comprar la semenza?)
(sono forse già andati a Piacenza?)


4.
Passavo il mio tempo seduto nel prato,
vedevo le cose perdute, pensavo al passato.
Sapevo, dovevo, seduto nel prato,
pensavo, guardavo, sentivo, volevo.
Il buco d'un grillo, là presso un batrace
pian piano li vedo, ne sono capace,
ci vuole pazienza e poi il mondo appare.
E le cavallette, le mille formiche,
le piante ben verdi, le tante lumache,
un'ape che vola e si posa pian piano.
Mi sveglio, mi desto, cos'è che mi chiama?
La voce è lontana ma poi s'avvicina -
che bello, è arrivata, è lei che mi chiama.
Che faccio nel prato, mi chiede e sorride:
anch'io son perplesso, m'abbraccia e mi bacia...
allargo le braccia e insieme a me ride.
(Il sole, là in alto, fa finta ma vede)
(statistica su Palomar di Calvino, cds 12.11.01)

(l'oca è di Jan Asselyn, 1650; i tacchini sono di Charles Courtney Curran; le galline sono di Hans Thoma; il disegnino infantile è mio)

6 commenti:

  1. Giuliano, ci sai fare ( con i mamozzi e con le parole :-) La mia preferita è la quarta, c'è tutto! :-)

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  2. la numero 4 viene da una statistica su Calvino pubblicata dal Corrierone nel 2001. A quel tempo andavano ancora di moda le parole cercate e contate col computer, poi ci siamo abituati e non se ne parla più. Le parole che ho usato sono quelle più frequenti in "Palomar" :-)
    Comunque sia, sono passati tanti anni. Mi faceva piacere essere pubblicato accanto a nomi così importanti, ma ero pur sempre un intruso. E' comunque un peccato che l'esperienza di Golem sia stata cancellata, penso che porterò qui qualcosa che avevo conservato io... (non cose mie, s'intende)

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  3. Io delle Bucoliche virgiliane ho un caro ricordo universitario. Erano parte del poderoso programma d'esame e me le studiai nei dettagli. Spalancarono uno scenario che mi piacque non poco.

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  4. la terra da coltivare data ai soldati in pensione, se non ricordo male :-)
    però io a scuola ho studiato chimica, le Bucoliche di Virgilio le ho lette ma per conto mio. Il titolo lo avevo preso in prestito, stavo solo scherzando, sia ben chiaro! :-)

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    1. Mi piaceva proprio l'idea di quel "quadretto" di vita campestre. Ogni pagina era come un dipinto, un'età vagheggiata. Meraviglioso.
      Ho amato anche le Georgiche, soprattutto il capitolo sulla società delle api.

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  5. di latino ho solo qualche nozione, purtroppo. Lo avevo studiato per conto mio, ma sono passati tanti anni... in ogni caso, non sono mai arrivato al punto di poter leggere Virgilio.
    In queste mie cose, il modello è piuttosto Lewis Carroll, però contaminato con Giovanni Pascoli e con Metastasio, e con i libretti d'opera per Rossini (un bel pastrocchio!)

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