Basilea, 7 ottobre 1934
E' tempo di mettere insieme le
impressioni lasciate in me dalla personalità di Jung in questi pochi
giorni, tempo di tirare le somme, di scoprire il ritratto. Ed é un
ritratto in piedi, nel modo più assoluto, perché è in piedi che lo
rivedo, mentre parla e insegna. Viene subito alla mente la parola
"statura", oppure il tedesco "Gestalt ". Jung non
è uomo da tavolino, da studio: è una forza.
Spicca nella mia memoria uno degli
aneddoti dei quali costella le sue lezioni. Spero di non
rovinarglielo citandolo a memoria. Risale al suo soggiorno presso una
tribù di indiani pueblo, i quali, per identificare uno straniero,
anziché chiedergli il passaporto si pongono la domanda: «Che
animale è? ». Come a dire: «Quale è il suo totem?», e si mettono
a osservarlo, perché appartenere a un totem equivale a essere
quell’animale totemico: talmente forte é la "partecipazione",
talmente pervaso é un uomo dal suo animale sacro, che basta
guardarlo muoversi e agire e vivere per riconoscerlo. Quando lo
straniero proviene da qualche tribù vicina, il gioco è abbastanza
facile, a quanto pare; ma nel caso dell’uomo bianco, che è così
estraneo alla loro esperienza, la faccenda è molto più complicata. Jung era al
corrente, attraverso l'interprete, dell'imbarazzo dei suoi ospiti per
non essere riusciti a identificarlo. Comunque, poiché aveva saputo
meritarsi la loro fiducia, un giorno fu invitato a visitare il piano
superiore della casa, un segno di stima e di benvenuto.
Al piano di sopra si saliva per una scala a pioli; mentre gli indiani salgono agili come scimmie. all’indietro, con la schiena rivolta alla scala, Jung, naturalmente, salì al modo europeo, frontalmente, un piede dopo l’altro, con ponderazione, volgendo agli astanti le spalle squadrate e robuste. A quel punto scoppiò tra gli indiani un grande clamore: nel vederlo salire a quel modo, gli fu spiegato in seguito, avevano riconosciuto il suo animale totemico: l’orso, l’orso!
Al piano di sopra si saliva per una scala a pioli; mentre gli indiani salgono agili come scimmie. all’indietro, con la schiena rivolta alla scala, Jung, naturalmente, salì al modo europeo, frontalmente, un piede dopo l’altro, con ponderazione, volgendo agli astanti le spalle squadrate e robuste. A quel punto scoppiò tra gli indiani un grande clamore: nel vederlo salire a quel modo, gli fu spiegato in seguito, avevano riconosciuto il suo animale totemico: l’orso, l’orso!
Jung ebbe abbastanza perspicacia da
entrare nello spirito della cosa, e anche sufficiente penetrazione
nella mentalità dei "primitivi" da cogliere la profondità
di questa credenza. In sostanza disse loro: «Sì, avete indovinato;
l’orso è il totem del mio paese; ha dato il nome alla sua
capitale, Berna, e figura sullo stemma della città». E al suo
ritorno in Svizzera inviò loro, come riprova e come souvenir, la
statuetta in legno di un orso, di quelle che si intagliano dalle
nostre parti. In cambio, in segno di amicizia, i pueblo gli
mandarono, se ben ricordo, un paio di bretelle di cuoio.
(Charles Baudouin su Carl Gustav Jung,
dal volume "Jung parla", ed.Adelphi 1999, pag.116,
traduzione Adriana Bottini)
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