"...Nel cuore dell’Orlando Furioso c'è un trabocchetto, una specie di vortice che inghiotte a uno a uno i principali personaggi (...) Un vortice di nulla."
Italo Calvino
Ariosto allontana diversi cavalieri dal campo di battaglia e dunque da Parigi, assediata dai Mori, e li manda in cerca di qualcosa che hanno perduto: la persona amata, il proprio antagonista, il cavallo o un semplice oggetto; ognuno di loro ha l'impressione di poter riafferrare ciò che ha smarrito all'interno di un magico castello in cui gli capita di entrare e del quale resta prigioniero.
che non si san partir di quella gabbia;
e vi son molti a quest'inganno presi,
stati le settimane intiere e i mesi.
Nel dodicesimo canto dell’Orlando Furioso si materializza il più illusorio dei luoghi, il castello del mago Atlante. I cavalieri che ne varcano la soglia finiscono per dimenticare ogni cosa meno che l'oggetto del loro desiderio e il desiderio, osserva Italo Calvino "è una corsa verso il nulla".
Se con Gradasso o con alcun ragiona
di quei ch’andavan nel palazzo errando,
a tutti par che quella cosa sia,
che più ciascun per sé brama e desia.
"... il palazzo è deserto di quel che si cerca, e popolato solo di cercatori. Atlante ha dato forma al regno dell’illusione; se la vita è sempre varia e imprevista e cangiante, l’illusione è monotona, batte e ribatte sempre sullo stesso chiodo.
Lo stesso grido d’aiuto, la stessa visione che a Ruggiero parve di Bradamante e a Orlando parve Angelica, a Bradamante parrà Ruggiero. Il desiderio è una corsa verso il nulla, l’incantesimo di
Anche Astolfo capita da quelle parti. Nel suo veloce giro del mondo è passato un momento a casa, in
Inghilterra, e adesso è di ritorno in Francia. Mentre sta bevendo a una fontana, un contadinello gli ruba il cavallo Rabicano: o almeno, così pare. Fatto sta che, inseguendo il ladruncolo e il cavallo, anche Astolfo finisce nel palazzo incantato.
Ma con Astolfo non c’è incantesimo che valga. Nel libro magico che gli ha regalato la fata Logistilla è spiegato tutto sui palazzi di quel tipo. Astolfo va dritto alla lastra di marmo della soglia: basta sollevarla perché tutto il palazzo vada in fumo. In quel momento viene raggiunto da una folla di cavalieri: sono quasi tutti amici suoi, ma invece di dargli il benvenuto gli si parano contro come se volessero passarlo a fil di spada. – Ehi, sono Astolfo, non mi riconoscete? Macché: quelli gridavano: – Ecco il gigante! Dàgli al rapitore! Al ladro, al ladro! – Ognuno un’accusa diversa ma tutte piene d’accanimento e d’ira.
Cos’era successo? Atlante, vedendosi a mal partito, era ricorso a un ultimo incantesimo: far apparire Astolfo ai vari prigionieri del palazzo come l’avversario inseguendo il quale ciascuno di loro era entrato là dentro. Ma ad Astolfo basta dar fiato al suo corno per disperdere mago e magia e vittime della magia. Il palazzo, ragnatela di sogni e desideri e invidie si disfa: ossia cessa d’essere uno spazio esterno a noi, con porte e scale e mura, per ritornare a celarsi nelle nostre menti, nel labirinto dei pensieri."
Italo Calvino racconta l’Orlando Furioso, ed. Einaudi
Questa e le immagini sopra pubblicate sono dipinti di Raffaele De Rosa |
Italo Calvino non è l'unico ad aver rimarcato il tema dell'illusione sotteso all' Orlando furioso. Jim Jarmusch fa di "Mistery train", la riscrittura in chiave moderna del XII canto , così Il castello del mago Atlante diviene un hotel di Menphis, l'Arcade ( qui un post sull'argomento pubblicato in un mio blog).
Nel film la coppietta del primo episodio proviene dal lontano Oriente come Angelica e Argalìa; tutti i personaggi compiono dei " giri perduti" a piedi o in macchina, uno dei personaggi dell'ultimo episodio viene abbandonato da una ragazza "in fuga" e come Orlando "impazzisce"..
Nicoletta Braschi in "Mistery train" ; sul comodino una copia dell'Orlando furioso |
Molto interessante questa riflessione.
RispondiEliminaIl Palazzo di Atlante è una delle più belle metafore di Calvino. Da sempre sono come rapita dalle immagini che questo scrittore ha saputo creare, inventando un'epica nuova.
Penso che a spingere Calvino verso Ariosto sia stata l'affinità stilistica e tematica. L'ironia garbata è il un tratto comune, così come la rappresentazione di forme di dimidiamento e umana, troppo umana, follia.. :-)
Eliminap.s.
Se ti capita, cerca di vedere il film di Jarmusch, un altro "fratello" di Calvino e Ariosto
Lo vedrò sicuramente. Magari ci scrivo anche una recensione.
Eliminail castello del Mago Atlante è il mio momento preferito nell'Ariosto, un'invenzione straordinaria scritta in modo perfetto. E poi c'è l'ippogrifo, come ben sai :-)
RispondiEliminaCalvino è sempre sorprendente, e oltretutto diverte.
Le riscritture sono preziose perchè non solo mantengono in vita personaggi e situazioni letterarie ma ti consentono di vederli in modo sempre nuovo, così come mi è successo leggendo di un Astolfo ricomparso nell'inchiostro blu di una penna a me e a te nota :-)
EliminaQuesto post è bellissimo! "Una corsa verso il nulla..." Mi viene da pensare a quanti di noi corrono verso il proprio nulla. Cambia l'oggetto del desiderio, ma l'intensità della passione - e dell'illusione - rimane invariata.
RispondiEliminaCiao, Cristina! Sono contenta di vederti qui! :-)
RispondiEliminaIl tema del desiderio, come sai, attraversa tutta la letteratura e spesso si accompagna a quello dell'illusione. E' la riprova che è forse questione nodale, fondativa del nostro stesso esistere. Il desiderio, nel bene e nel male, è un motore... :-)
Ecco, io adoro Ariosto, Calvino e Jarmusch (sono andata a rileggermi il tuo vecchio post, io quei film li amo tutti, e Daunbailò è uno dei miei film preferiti in assoluto). Mystery Train l'ho visto di recente, e mi erano completamente sfuggiti i richiami all'Ariosto! Grazie, ora Jarmusch mi piace ancora di più!
RispondiElimina..abbiamo gli stessi gusti, allora!:-)
RispondiEliminaBaci