giovedì 18 maggio 2017

Serenate maledette



In musica, la serenata all'amata sotto il balcone è tra le situazioni più frequenti. La luna, in cielo, fa da testimone o da complice; quasi sempre è la luna piena. Non occorre scomodare Giulietta e Romeo per sapere che non sempre va a finire bene; anzi, alle volte la serenata è inopportuna e importuna. Ce ne sono tanti esempi, e tutti sostenuti da canzoni molto belle, alle volte clamorosamente belle. Qualche esempio, tra le mie preferite:
"Te voglio bene assaje", datata 1839, ma forse anche prima. E' di autore ignoto, qualcuno la attribuisce a Raffaele Sacco ma a me piace di più un'altra ipotesi, e cioè che l'autore sia Donizetti. Donizetti era di casa a Napoli proprio in quegli anni, e vale poco dire che era impegnato in altre opere o che era a Parigi: non sappiamo la data esatta di nascita della melodia, e - soprattutto - la domanda migliore potrebbe essere "quanto ha dato e quanto ha preso Napoli da Donizetti, e viceversa?". La mia impressione è che il conto sia in pareggio, o che forse il bergamasco Donizetti abbia dato a Napoli più di quanto ha preso. La mia versione preferita è quella di Roberto Murolo, da qui non mi smuove nessuno. qui  )
Lo stesso soggetto, ma volto al comico, è "La luna è una lampadina", scritta e pensata da Dario Fo con Enzo Jannacci. L'anno è il 1958 circa, vale a dire il Premio Nobel quando nessuno ancora ci avrebbe mai pensato ( qui  e qui ).

Un grande classico è la Serenata di Pulcinella, Roberto De Simone con la Nuova Compagnia di Canto Popolare ( qui ). Anche qui, come per Dario Fo, siamo tra il comico e il tragico: tragico perchè un amore respinto è sempre tragedia, comico nei modi e nelle parole: "se poi trovi bagnata questa piazza, sappi che sono lacrime d'amore, e non altra cosa". Mi piace molto, in questa frase, la parola "craje": viene dal latino cras, domani, dopo. E' la radice di altre parole italiane, come "procrastinare".
disegno di Bashford, 1922
Infine, una variazione sul tema: mentre sto facendo la serenata, si affaccia la ragazza sbagliata. Che fare? Disperazione, sconforto, rabbia. La risposta è sgarbata ma la serenata è comunque un capolavoro: "nun t'affaccià, se sienti 'a voce mia / nun t'affaccià, se siente 'a serenata / pecché nun canto pe' tte, canto pe' n'ata / che nun s'affaccia se t'affacci tu..." Bellissima, anche se molto distante dall'originale (Di Capua-Fragna, 1908), la versione di Cristina Vetrone, fisarmonicista e cantante con pochi paragoni oggi in Italia. ( qui )
L'unica cosa che non cambia mai è la luna, immutabile, imperscrutabile. Ne ha viste tante, di serenate, e non ci fa caso più di quel tanto. O forse no, chissà.


2 commenti:

  1. Beh, ma qui c'è una lista di meraviglie.
    Grande la cultura tradizionale napoletana. Immensa, ricca di sfaccettature. Come un'Italia "altra" che si conosce poco, in fondo, perché Napoli viene spesso associata a ciò che non assomiglia alla sua vera anima.
    Mi piace la Napoli vissuta da Leopardi, per fare un esempio. Mi piace la Napoli di Bernini, che ebbe in questa città grande ispirazione per la sua arte.

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  2. La scansione del tempo accomuna "La luna è una lampadina" a "Te voglio bene assaje": in una è il campanile a segnare il tempo, "i quarti d'ora passano", nell'altra sono i tram che passano, alla fine non ci sono più tram, "mi tocca andare a casa a piedi", l'immagine fa ridere ma è anche molto triste (e poetica), così come sono tristi (e poetici) gli amori non corrisposti.
    Io non sono napoletano, sono lombardo-veneto-emiliano, però qui al Nord si imparano tutti i dialetti :-) almeno un po' si imparano, e io sono contento di poter capire Eduardo, Carlo Goldoni, Biagio Marin, Delio Tessa... Per me Napoli è anche musica, ma attenzione: Pergolesi, Paisiello, la grande storia della musica. E poi trovo meravigliosa la NCCP, soprattutto i loro primi anni. Cristina Vetrone l'ho scoperta grazie a Marco Paolini, un altro "corto circuito" di quelli belli :-)

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