venerdì 21 agosto 2020

Patty la gatta




Vicino al laboratorio c'erano delle villette, con giardini, e anche un po' di bosco; forse è da lì che veniva la gatta, una bella gatta più che domestica, affettuosissima, che in laboratorio si trovava benissimo e che restò in nostra compagnia per un paio d'anni. La mia collega Mariella la prende subito in consegna, la battezza Patty, le porta da mangiare; noi tutti, a partire dal Capo (il dottor Gigi) la assecondiamo. E' davvero una bella gatta, ma presto ci accorgiamo che ha un difetto: è una vera e propria fabbrica di micetti, ne fa sei alla volta e sono tutti belli come lei. La mia collega ne è contentissima, trova casa a ognuno di loro, vorrebbe portarsene via uno ma per il momento non può, disdetta. Quanti micetti ha partorito Patty in quei due anni? Difficile tenerne il conto, direi almeno diciotto (tre parti da sei). Non è che non si lavorasse, in laboratorio: il lavoro andava avanti lo stesso, Patty non stava sui banconi tra le beute e le bottiglie dei reagenti, sapeva come comportarsi e appariva solo quando era sicura di non dare fastidio - o meglio, quando non c'era confusione (i gatti detestano la confusione e il via vai di persone). So bene che ci sono molti capi (e anche molti sottoposti) convinti che se si parla e si scherza non si lavora: ma è un'idiozia, ci sono molti lavori dove si può chiacchierare e perfino leggere il giornale senza per questo rallentare il lavoro. Per esempio, in laboratorio, gran parte delle analisi erano di questo tipo: inietto il campione nel gascromatografo, e poi il gascromatografo impiega mezz'ora per completare l'analisi. Oppure: preparo l'occorrente per un numero di saponificazione, e poi il tutto deve bollire con refrigerante a ricadere per un'ora. Di tempo quindi ne avanza, sia per fare pulizia e preparare i reagenti che per dare una grattatina sulla testa a Patty.

Patty aveva scelto uno di noi in particolare, il Capo. Si sa che le gatte scelgono un membro della famiglia, e sicuramente il dottor Gigi meritava quest'attenzione, ma c'era anche un dettaglio non secondario: il Capo era l'unico di noi che lavorava da seduto, davanti al pc o davanti a carteggi vari, oppure al telefono. Di conseguenza, Patty era sempre sulle ginocchia del Capo - cosa che procurò qualche problema al dottor Gigi, ma anche lui non è che non stesse facendo nulla, non è che stesse coccolando "invece di lavorare", ma lavorava coccolando la gatta. Oggi, quando si fa home working, è normale che sui monitor compaiano i gatti e anche i bambini; si lavora e ci sono in giro i figli e gli animali di casa, ogni tanto fanno capolino, ma negli anni '90 certe cose non si potevano nemmeno immaginare e credo che questo lavorare con la gatta sulle ginocchia abbia causato qualche problema nella carriera di Gigi. Vallo a spiegare al dottor Biribò e al Direttore di Stabilimento, che puoi anche rispondere al telefono con la gatta accanto. La cosa, piacevolissima, andò avanti per un paio d'anni; poi la mia collega decise di portare a casa Patty, che - come fanno spesso i gatti - appena arrivata lì se ne andò via e non fu più ritrovata. Rimane un bel ricordo, anche e soprattutto pensando a come era il mondo del lavoro trent'anni fa e a come è ridotto oggi, con il precariato e tutto il resto - quello che sapete e vedete anche voi, non sto a dilungarmi.

6 commenti:

  1. Un bel ricordo, sì. Questo straordinario animale è sempre avvolto nel mistero. Anche nella mia nuova casa, al tempo della ristrutturazione, accadde qualcosa di simile. Una gatta partorì nella stanza seminterrato e si prese cura dei suoi mici con dovizia, per poi sparire un mesetto dopo nel nulla.

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    1. secondo me era la gatta di qualche vicino, per questo ero contrario a portarla via. D'altra parte, i Capi cominciavano a spazientirsi e temevamo qualche brutta sorpresa.
      Nessuno di noi, di noi che abbiamo i gatti vagabondi, sa cosa fanno durante le loro assenze...

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  2. Amara ma veritiera la riflessione sul mondo del lavoro.
    Buon weekend a voi!

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    1. è per questo che ho portato qui questo ormai lontano ricordo. In seguito, sarebbe bastato poco per rovinare tutto l'ambiente - ma queste storie le ho raccontate (in parte) su deladelmur
      buon domani e dopodomani anche a te :-)
      (vale anche per lunedì)

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  3. L’ho letto come fosse un racconto, chiedendomi fino alla fine quanto ci fosse di realtà e quanto di finzione (ho iniziato a lavorare nel 2002, sebbene all’inps non risulti…). Amara constatazione di una società che “evolve”.
    Resta il fatto che la storia è bellissima. Anche per una che non ha mai avuto gatti.

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    1. è tutto vero, ho anche una foto di gruppo dove tengo la gatta in braccio :-)
      (non la pubblico per rispettare la privacy dei miei colleghi)

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