sabato 8 febbraio 2020

La febbre è un furetto

(Nishiyama Hoen, 1804-1867)

Christine Lavant
 
Si sente odor di neve

Si sente odor di neve, resta appeso 
il sole ai vetri come un frutto rosso;
se questa febbre scrollo via di dosso 
diventerà un furetto, e sarà preso,    
e chi vi scalda poi, dita gelate?
I re cantori vanno per le strade
e dalle mie sorelle certamente.
La mia tristezza cresce giornalmente,
però non quanto basta a essere pia.
Prendere il frutto rosso nella mia
stanza vorrei, e annuserei la buccia,
giusto per dirmi che sapore ha il cielo.
Il furetto s’acquatta a bruciapelo,
sguscia via dal vicino e s’incantuccia,
tanto in un groppo mi si stringe il cuore.
Chissà se il cielo scende dalle alture
quando si è troppo deboli a salire.
Il frutto l’hanno già fatto sparire…
Però nella mia stanza si sta bene,
e caldi più che neve su un pomario.
Del cranio mi fa male un emisferio
soltanto; poi nel sangue va e viene
il sonno con un fiore, e su e giù in me
lui canta le carole dei tre re.
 
Da: Die Bettlerschale (La scodella del mendicante), Salzburg 1956, traduzione di Elena Grammann
qui per saperne di più



8 commenti:

  1. Risposte
    1. quando si trova qualcosa di interessante e in tema con il blog...
      :-)
      per di più, qualcosa di raro

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  2. Risposte
    1. temo che sia una donnola, più che un furetto, ma è comunque una stampa molto bella.

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    2. Se è una donnola, è più corretta la stampa della mia traduzione. Wiesel vuol dire proprio donnola, ma una sdrucciola mi creava dei problemi, così ho ripiegato sul furetto, che è piano :-)

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    3. ma guarda! :-)
      in realtà non ho mai avuto a che fare con faine, donnole, visoni, puzzole e furetti, ho controllato solo per essere precisi. In effetti, la parola "donnola" in italiano crea qualche problema.

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