(...) I Centauri sono creature
affascinanti, portatrici di simboli multipli ed arcaici, ma della
loro fisica impossibilita si era già accorto Lucrezio, ed aveva
cercato di dimostrarla con un argomento curioso: a tre anni di età il
cavallo è nel pieno delle sue forze mentre l’uomo è bambino, e
«spesso cercherà in sogno il capezzolo» da cui è appena stato
slattato; come potrebbero convivere due nature che non "fluorescente
pariter", e che del resto non ardono degli stessi amori? In
tempi più recenti, e in un bel romanzo fantascientifico, P. J.
Farmer ha messo in rilievo le difficoltà respiratorie dei Centauri
classici, e le ha risolte fornendo loro un organo supplementare
"simile a un mantice, che inspirava aria attraverso un’apertura
simile a una gola"; altri hanno insistito sul problema
dell'alimentazione, facendo notare che una piccola bocca umana
sarebbe stata insufficiente a permettere il passaggio del molto
foraggio necessario per nutrire la parte equina.
Si direbbe insomma che la fantasia
umana, anche quando non si trova davanti a problemi di
verosimiglianza e di stabilità biologica, esiti ad intraprendere vie
nuove e preferisca ricombinare elementi costruttivi già noti. Se si
riesamina il bellissimo "Manuale di zoologia fantastica" di Borges, si
stenta a trovarvi un solo animale veramente originale come disegno:
non ce n'è uno che si avvicini neppure vagamente alle incredibili
soluzioni innovative che si trovano ad esempio in certi parassiti, quali la zecca, la
pulce, l'echinococco (...)
Primo Levi, da "L'altrui mestiere" pag.90, Inventare un animale
(Antoine Verard, 1494)
Questo post mi ha fatto venire in mente i Bestiari medievali, lì ci sono animali davvero fantasiosi come "la pantera" con la pelliccia color dell'arcobaleno.
RispondiEliminasì, c'è anche quel bel libro di Baltrusaitis, con tante immagini di quei bestiari. Però è vero quello che dice Levi, sono sempre fantasie e variazioni su qualcosa che esiste già. Per trovare o inventare qualcosa di completamente nuovo bisognerà ricorrere alla chimica, alla fisica, alle biotecnologie... Non so se ricordi "Il pianeta proibito", il mostro fa paura fino a quando non lo si vede (nasce dall'inconscio) poi quando lo mostrano delude un po' le attese...
RispondiEliminaVerissimo, i nostri maggiori terrori nascono da noi stessi... !
Eliminasul blog Il chimico impertinente gifh.wordpress.com c'è da tempo un articolo molto accurato sulle possibilità di forme di vita legate ad altre pressioni atmosferiche, temperature, combinazioni chimiche, eccetera. E' un po' da specialisti, ma è qui il suo bello. La verità - molto poco poetica - è che molte forme di vita potrebbero non essere da noi percepibili, e viceversa...
Elimina"Il pianeta proibito"! Finalmente recupero il titolo di un film che avevo visto secoli fa in televisione, probabilmente perdendomi l'inizio, e che mi aveva fatto l'impressione di un film vecchio e tutto sommato superato, ma interessante. In particolare ricordavo la frase: "i mostri dell'id", che assieme all'idea connessa mi era sembrata geniale. Però non ricordavo che si vedesse il mostro.
RispondiEliminaP.S.: la zecca avrà pure delle soluzioni innovative, ma per me rimane una delle manifestazioni più eclatanti dell'inumanità dell'universo (se esiste la zecca, che ci stiamo a fare noi? E viceversa).
Sulla zecca sono perfettamente d'accordo, noi mammiferi (i cani, e la mia gattina che vive all'aperto) sembriamo solo esistere per dare loro continuità - idem per zanzare etc. Fa impressione dirlo... Più in generale, noi e gli aracnidi e gli insetti sembriamo provenire da mondi diversi: però abbiamo tratti del DNA in comune, quindi non è così.
RispondiEliminaDel Pianeta Proibito e dei Mostri dell'Id ho scritto anch'io su un mio blog precedente, giulianocinema (tutto attaccato). Lo trovi alla voce Shakespeare, perché alla base c'è La tempesta.