domenica 7 gennaio 2018

L'uomo nell'Olocene

Domenica:


10.00
pioggia come ragnatele sopra il terreno.

10.40
pioggia come perle sul vetro.

11.30
pioggia come silenzio; non un uccello che cinguetti, in paese non un cane che abbai, i taciti rimbalzi in ogni pantano, le gocce in lenta scivolata lungo i fili.

11.50
niente pioggia.

13.00
pioggia che non si vede, solo la si sente sulla pelle quando si sporge la mano dalla finestra.

15.10
pioggia come sibilo nel fogliame del castagno.

15.20
pioggia come ragnatele.

16.00
niente pioggia, solo l'edera gocciola.

17.30. 
pioggia con vento che la fa schioccare contro i vetri delle finestre, fuori spruzzi sul tavolo di granito che è diventato nerastro, gli spruzzi come narcisi bianchi.

18.00
di nuovo il gorgoglio tutto intorno alla casa.

19.30
niente pioggia ma nebbia.

23.00
pioggia come scintillio alla luce della lampadina tascabile.

Perlomeno non nevica.

E' una pagina tratta da  L'uomo nell'Olocene di Max Frisch, un libro che ho letto qualche giorno fa e che mi ha sorpreso per più versi,  non solo per la modalità di narrazione. Frisch rinuncia all'impianto tradizionale , all'intreccio, a un sistema classico di personaggi e fa delle considerazioni e delle percezioni elementari del protagonista , un pensionato di uno sperduto villaggio del Canton Ticino, il centro dell'opera. Tutto è ridotto all'essenziale, quell'essenziale di solito invisibile, negato, dimenticato nella vita vissuta e nei romanzi, e  invece  imprescindibile e dominante nel tempo dell'uomo, nelle  vicende individuali. Attraverso dunque le cronache senza narrazione del signor Geiser e il suo inventario di cognizioni sulla Natura, sul  Tempo, sull''uomo, si riflette, come per la prima volta,  sulla condizione umana.


Max Frisch

Qui una fine e articolata recensione di Raffaele Santoro 


6 commenti:

  1. Grazie davvero Giacinta per la tua gentile e generosa ospitalità ed attenzione. Sono davvero contento che "L'uomo nell'Olocene" ti sia piaciuto e, soprattutto, come vedo, tu l'abbia sentitamente apprezzato, cogliendone lo spirito e restituendo, con le tue parole, tutta la poetica leggerezza e l'intimità profonda: quell'essenziale di cui parli, che questo libro emana.
    Grazie ancora e un carissimo saluto.
    Raffaele

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  2. Grazie a te Raffaele! Sto conoscendo, seguendo le tue pubblicazioni, autori davvero interessanti. La lettura dell'Uomo nell'Olocene inizialmente non è stata facile; andando avanti, però, mi è sembrato di aver compreso la ragion d'essere delle scelte di Frisch e ne ho apprezzato l'intima necessità. Ho notato che la narrazione vera e propria attiene solo al tempo passato del protagonista; il presente è solo cronaca di un bisogno di fissare il presente, per arginare, come notavi tu nella tua recensione, la dissoluzione e non solo della memoria ma del tempo stesso dell'uomo e delle sue possibilità di sopravvivenza.
    Un carissimo saluto:-)

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  3. Mi mi sono aperte considerazioni da approfondire sulla simmetria tra il carattere di questa narrazione del presente, così apparentemente quieto, e certi post di blog dedicati alla natura. Come sempre uno stimolo interessante su queste pagine. Ciao 👋🏼

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  4. E infatti è proprio la Natura al centro del romanzo e il suo ciclo inesorabile..
    Un affettuoso saluto, carissima, e grazie! :-)

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  5. Originale questa narrazione-senza-narrazione, parrebbe solo un elenco ma quanto stimoli vi sono contenuti!
    Anch'io sto leggendo qualcosa che, quando fu pubblicato, venne considerato altrettanto originale ma, confesso, la mia reazione è piuttosto di perplessità.

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  6. ...mi chiedo cosa tu stia leggendo. Spero ne parlerai nel tuo blog:-)

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