domenica 15 gennaio 2017

Il gatto di Bach


Non è che se ne sappia poi molto, di Johann Sebastian Bach. Intendiamoci, sappiamo molte cose di lui: sappiamo tutto della sua musica, e tutti i nomi della sua famiglia di musicisti, per generazioni e generazioni; ci sono stati almeno tre secoli di Bach grandi compositori, e lui il più grande. Sappiamo che da giovane, prima di sposarsi e già musicista affermato, andò a piedi da Arnstadt fino a Lubecca per conoscere Dietrich Buxtehude (non aveva i soldi per pagarsi la carrozza); sappiamo che nel 1717 passò qualche giorno in prigione a Weimar, per un capriccio del principe locale che non voleva lasciarlo andare via; sappiamo che era molto impegnato con il suo impegno di Kantor presso la chiesa; sappiamo tante cose, ma poi com'era Johann Sebastian in famiglia? Pare che fosse un buon uomo, buon marito e buon padre, ma tutto questo bisogna un po' immaginarselo. Sappiamo però una cosa con certezza: in casa sua c'era un gatto, o forse una gatta, o magari più di un gatto, chissà; il disegno che porto qui sotto (una stampa d'epoca) è molto esplicito, in proposito. La vista di questo gatto (e della bambina che lo guarda) mi ha fatto tornare alla memoria una frase famosa detta da un grande interprete di Johann Sebastian Bach, il dottor Albert Schweitzer: « Esistono soltanto due strade per sfuggire alla miseria umana: suonare l'organo e giocare con i gatti.» Io non so suonare l'organo, purtroppo; ma qualche gatto o gatta l'ho pur conosciuto...





(la stampa originale è identica ma non è a colori; l'immagine che ho messo qui viene da un vecchio cd allegato a una rivista che non ricordo più)


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