venerdì 13 gennaio 2017

dillo col glicine




Non conosco visione più straziante del glicine in fiore: quei grappoli azzurri che piangono lungo le volute del tronco-liana hanno ragione della mia poca flemma e mi trasformano in una grottesca tracimazione lamartiniana. Quand'ero piccolo, passavo le domeniche dalla nonna. Un glicine scalava il muro della casa. Già allora non capivo perchè, ma scoppiavo in singhiozzi di cui non mi sfuggiva il ridicolo.


(...)
Si cade facilmente in errore con il linguaggio dei fiori. Ormai, capivo il grido del glicine. Tutto in esso era supplica: il suo modo di aggrapparsi al muro come ci si attacca alla gonna di una regina, di lasciar cadere i grappoli azzurri come lamenti sconsolati - sentivo la sua supplica minacciosa: "La vita è lunga sofferenza, una tortura insondabile da cui mi potresti liberare".


Amélie Nothomb, Le Catilinarie, ed. Guanda
traduzione di Biancamaria Bruno

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