giovedì 9 agosto 2018

Il mare ad ora insolita

S'era fatta l'una e dalle pensioni sparse per la collina s'udivano suonare i tam-tam. In gruppi, in carovana, i bagnanti multicolori cominciarono a sfollare lentamente. Poco lungi, sugli scogli, alcuni pescatori gettavano una reticella là dove il mare si vedeva rabbrividire. Al colpo, il brivido fuggiva lontano e i pescatori ritiravan la rete con quattro o cinque pesciolini saltellanti, che parevano spilli d'argento. Poveri pesciolini! E poveri pescatori!






Davanti, a perdita d'occhio, il mare, il mare bello, il mare d’oro. Dopo l’una, quando lo stabilimento si fu sfollato o e il mare restò deserto, fecero il bagno le bagnine. Poi vennero fuori e andarono a mangiare. Anche i pescatori se ne andarono. Il mare rimase solo. Finalmente solo! Cessato il chiasso, cessata la confusione, il gran mare poteva ora tranquillamente sbizzarrirsi un poco. Allora fece capolino, timidamente, al largo, un piccolo candido cavallone e subito si nascose. Laggiù se ne affacciò un altro vispo e si tuffò. Qui un terzo tirò fuori la testolina spumosa e si ficcò subito sotto. Perbacco, ce n'eran migliaia, che si nascondevano. Ecco che fanno capolino tutti insieme e guardano la spiaggia: « Sono andati via? », chiede qualcuno. Sì, i bagnanti sono andati via, non c'è più nessuno, potete venir fuori. I cavalloni si rinfrancano, si fanno coraggio e i più arditi cominciano a spingere gli altri per rimandarli avanti. Eccone uno che arriva timidamente dall'alto mare, ma a mezza strada non osa andare avanti e si ferma. Eccone un altro piccolo piccolo tutto bianco, che arriva al galoppo. E' un polledrino, questo! Ecco un altro cavallino, eccone un altro ancora, che gli salta addosso. L'acqua si copre dei suoi bianchi, vivaci ragazzi. Le due. E' l'ora che fanno il bagno i cavalloni. Rimasti padroni del mare, saltano allegramente sulle acque, i giovani cavalloni, sotto il sole a picco: si rotolano, si rincorrono come delfini in amore, si inseguono, si schizzano l'acqua addosso e si divertono a spruzzare gli scogli, si confondono insieme, si mettono tutti in catena e corrono spensieratamente verso la spiaggia. Ormai sono rimasti padroni del mare.

L’Autore profitta della solitudine e del silenzio dell’ora, per parlarvi un po’ del mare. Cosa che posso permettermi, vista la mia competenza di mare. (Il mare mi fa un curioso effetto: mi dà l'ispirazione, ma, contemporaneamente mi fa passar la voglia di lavorare). A parte questo, io non è che sia un vecchio lupo di mare, o abbia fatto studi particolari sul mare, o vissuto molto a lungo in paesi di mare. La grande pratica che ho, di mare, l’ho acquistata in un modo curioso: ogni volta che mi son trovato in riva al mare, non mi son lasciato sfuggire l'occasione di studiarne attentamente gli aspetti e i fenomeni; fenomeni relativi, s’intende, principalmente alla difficoltà di stare in equilibrio in sandolino e alle abitudini dei ricci di mare (fra le quali pessima quella di venir sotto i piedi dei bagnanti). Così pure, quando mi son trovato a fare i bagni e persino quando, in viaggio, il mio treno passava in riva al mare. Trovate che abbia perduto tempo? Non credo. Ho potuto raccogliere un materiale enorme e oggi posso vantarmi a buon diritto d’essere in grado di risponder di colpo a qualsiasi domanda relativa agli aspetti del mare; sempre, beninteso, a quegli aspetti che abbiam sopra accennato.
Come pure, son certo che nessuno può vantare la mia collezione di tramonti sul mare. Il fatto è che, d'estate, ho sovente passato qualche mese al mare, col solo scopo di fare degli studi sulla sconfinata distesa delle acque, E anche quelle volte che partecipavo alle gite d’un giorno al mare con amici, che credete perché ci andassi? Per fare studi sul mare. Anche il bagno lo facevo per questo scopo e non per altro. (...)
(Achille Campanile, "Agosto moglie mia non ti conosco", capitoli V - VI )



(tutti e tre i dipinti sono di Courbet)



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