E' Circe che parla ad Ulisse delle
sirene, e che gli spiega il modo in cui deve affrontarle: dovrà
chiudere le orecchie dei suoi compagni d'avventura con cera d'api,
affinché non le ascoltino, ma invece Ulisse dovrà ascoltare la loro
voce. Ulisse dovrà farsi legare mani e piedi all'albero della nave,
e dovrà dare istruzioni ai suoi perché lo leghino ancora più
stretto quando li supplicherà di essere sciolto. Circe parla ad
Ulisse anche delle altre difficoltà che lo aspettano nel viaggio: le
sirene sono solo la prima prova da superare, ma ce ne saranno altre
più dure. Infine, Ulisse si mette nuovamente in viaggio, seguendo
alla lettera le istruzioni di Circe.
(...) alle Sirene non sfuggì l’agile
nave
che s’accostava: e un armonioso canto
intonarono.
« Qui, presto, vieni, o glorioso
Odisseo, grande vanto degli Achei,
ferma la nave, la nostra voce a
sentire.
Nessuno mai si allontana di qui con la
sua nave nera,
se prima non sente, suono di miele, dal
labbro nostro la voce;
poi pieno di gioia riparte, e
conoscendo più cose.
Noi tutto sappiamo, quanto dell’ampia
terra di Troia
Argivi e Teucri patirono per volere dei
numi;
tutto sappiamo quello che avviene sulla
terra nutrice».
Così dicevano alzando la voce
bellissima, e allora il mio cuore
voleva sentire, e imponevo ai compagni
di sciogliermi,
coi sopraccigli accennando; ma essi a
corpo perduto remavano.
E subito alzandosi Periméde ed
Euriloco,
nuovi nodi legavano e ancora piu mi
stringevano.
Quando alla fine le sorpassarono, e
ormai
né voce più di Sirene udivamo, né
canto,
in fretta la cera si tolsero i miei
fedeli compagni,
che negli orecchi avevo a loro pigiato,
e dalle corde mi sciolsero.
Appena quell’isola noi lasciavamo,
che a un tratto
fumo e onde enormi vidi e un rombo
sentii,
ai compagni atterriti caddero via i
remi di mano,
e con fracasso s’urtarono tutti giù
in acqua: rimase di colpo
ferma la nave, ché i lunghi remi più
non stringevan le mani.
Ma io, per la nave movendo,
incoraggiavo i compagni
con parole di miele stando accanto a
ciascuno. (...)
Odissea, libro XII, pagina 339
ed.Einaudi 2008, traduzione Rosa Calzecchi Onesti
Superate le sirene, la nave si trova ad
affrontare Scilla e Cariddi; ma questa è un'altra storia. Un nuovo
pericolo incombe e le sirene, con il loro canto, sono ormai solo un
ricordo a cui non si ha tempo di pensare.
(il dipinto è di Arnold Boecklin, il disegno è di Hugo Freiherrn)
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