martedì 28 novembre 2017

Voci nella notte


Il vecchio parroco di Huskirchen, Kolb, conversava a bassa voce con le sue parrocchiane, la vedova Wermelskirchen, che era la più giovane, e la suocera di Gruhl, una vedova Leuffen nata Leuffen, più attempata. I tre stavano dibattendo su un tema che non poteva interessare nessun altro dei presenti: quale fosse il cane che la notte prima aveva abbaiato a Huskirchen. La signora Wermelskirchen sosteneva che poteva essere stato solo “ Bello ", il cane da pastore di Grabel, quello della trattoria; invece la signora Leuffen puntava su “ Nora ”, barbone dei Berghausen, mentre il parroco sosteneva tenacemente la tesi che era stato “ Pitt ”, il collie di Leuffen il carrozziere; fece bonariamente notare che a causa dell’età passava qualche notte insonne sicché riconosceva tutti i cani di Huskirchen da come abbaiavano: “ Pitt ”, per esempio, il collie del carrozziere Leuffen, era una bestia molto intelligente e sensibile, sempre attenta, entrava in azione al minimo fruscio; incominciava ad abbaiare perfino quando lui, il parroco, qualche volta in piena notte apriva la finestra per far uscire il fumo del tabacco. “ Bello ” invece, il cane da pastore dei Grabel, non si svegliava nemmeno quando lui, come spesso capitava, faceva una passeggiata notturna per prendere un po’ d’aria fresca, attraverso “ il suo paese addormentato ”, dalla parrocchia fino al tiglio e sempre lo stesso tratto, avanti e indietro. Quanto al barboncino dei Berghausen, quello era troppo pauroso per abbaiare anche ammesso che si svegliasse.

Ma di notte la cosa più bella erano sempre i rumori delle mucche, come respiravano, come tossivano o sbadigliavano; perfino quei rumori che in un uomo sono sconvenienti, nelle mucche sono tanto pacifici. I polli invece... i polli si sopportavano soltanto perché facevano le uova; bello era anche di notte ascoltare gli uccelli nel sonno; sui meli, dietro al granaio di Grabel, non quello della trattoria, ma il contadino Grabel, ci stavano spesso appollaiati, soprattutto colombe che però, disse, non gli piacevano tanto.
La signora Wermelskirchen, la più giovane delle due donne, una persona robusta con gli occhi neri, disse di non aver mai saputo che il parroco andasse a spasso di notte e chiese alla signora Leuffen se ne fosse a conoscenza. La signora Leuffen disse di no, che nemmeno lei l’aveva mai saputo; si sa sempre tanto poco l’uno dell’altro e questo, disse, è un vero peccato, gli uomini dovrebbero sapere molto di più l’uno dell’altro, anche il bene e non soltanto il male. A questo punto, la giovane signora Wermelskirchen si fece rossa.

(Heinrich Böll, Termine di un viaggio di servizio, pagine 71-72 ed. Bompiani 1983, traduzione Marianello Marianelli e Marlis Ingenmey)


2 commenti:

  1. Quanto lo sto amando questo scrittore. E' una continua scoperta.

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  2. questo è un libro un po' particolare, mi ha fatto pensare a Gadda, alle Baruffe chiozzotte, al Kleist di La brocca rotta. C'è un processo, un'investigazione, molti testimoni, tutto ruota intorno a un fatto quasi del tutto privo d'importanza ma bisogna pur indagare. Per capirlo bene, "Termine di un viaggio di servizio", bisognerebbe essere tedeschi e leggere l'originale, come il Gadda del Pasticciaccio insomma.

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